Nella transizione verso un’economia sostenibile le banche e le società di asset management hanno un ruolo fondamentale. Da una parte infatti le società di gestione investono nei prodotti, come per esempio green e sustainability bond, emessi dagli istituti di credito e acquistano le azioni delle banche quotate che presentano un migliore profilo ESG, dall’altra le banche distribuiscono presso la propria clientela i fondi e le gestioni, e quindi contribuiscono a fare confluire il risparmio verso le soluzioni più sostenibili.
“Le interazioni tra il mondo bancario e quello del risparmio gestito sono molteplici e sono convergenti sul tema della sostenibilità: non si può più far finta di niente e di investire senza avere alcun riguardo nei confronti dell’ambiente e della società che ci circonda. Quindi la necessità di generare un impatto positivo per la società si sta rivelando importante tanto quanto la ricerca del rendimento e una gestione accurata del rischio”, osserva Lorenzo Randazzo, Institutional Sales Manager & RI Expert di Axa investment managers, che si confronta costantemente con queste tematiche.
Anche perché, con l’introduzione lo scorso mese di marzo del Regolamento 2088, la cosiddetta SFDR, gli asset manager devono indicare con chiarezza i propri prodotti sostenibili. Quelli light green, previsti dall’articolo 8 del regolamento, che incorporano i fattori ESG, e quelli dark green, che promuovono cioè la sostenibilità, di cui si occupa l’articolo 9.
“Da un lato la banca commercializza i prodotti di risparmio gestito in cui il fattore della sostenibilità è sempre più un elemento premiante, spinto dal lato della domanda e quindi dal cliente finale, soprattutto dai millennials. Dall’altro” osserva Randazzo nel corso della Tavola rotonda sulle tematiche ESG di Forum Banca, “sono le società di asset management che, spinte sia dalla domanda sia dalla normativa, pongono grande attenzione sui fondi comuni di investimento che privilegino tematiche come la clean economy, il fattore umano e l’inclusione sociale e che nel contempo limitino gli investimenti al combustibile fossile, al tabacco e agli armamenti controversi”.
Qual è il vostro approccio alla sostenibilità come società del risparmio gestito?
In AXA IM siamo convinti che investire in maniera sostenibile, integrando i criteri ESG nelle scelte di investimento, migliori il profilo rischio rendimento nel medio-lungo periodo, soprattutto grazie ad una migliore comprensione dei fattori di rischio. Questa convinzione deriva sia dalla ricerca accademica – a tal proposito, internamente abbiamo sviluppato un centro di ricerca che copre nello specifico tematiche RI (Responsible Investment), sia da dati empirici di mercato, visto che sono sempre più numerosi i track record a supporto di questa evidenza. L’aspetto nuovo e stravolgente è che in poco tempo questo approccio agli investimenti è diventato mainstream ed è valido e applicabile su tutte le strategie di investimento. AXA IM è una società multi asset e questa modalità di investimento, con sfaccettature e angolazioni diverse, è possibile per tutte le classi di attivo, dalle gestioni tradizionali quotate a quelle alternative private.
Come investitori, sottoponete anche le banche a un giudizio sul profilo ESG per decidere se inserirle o meno in portafoglio...
Noi gestori siamo acquirenti dei titoli emessi da società, e quindi anche da banche, per finanziarsi. Quando analizziamo una azienda, a seconda dei settori che andiamo a prendere in considerazione, il peso che attribuiamo ai singoli fattori ESG può cambiare. Per una banca la G (governance) è probabilmente il fattore più rilevante ed è quindi importante pesare questo fattore più degli altri. La governance è il fattore in sè meno investibile tra le tre variabili ESG, non per questo è il meno importante. Gli analisti tradizionali dei tre fattori guardano soprattutto alla governance perché, oltre a trovare dati ben rappresentati e comparabili in bilancio, una buona corporate governance, migliore rispetto al peer di riferimento, è fondamentale per generare sovraperformance.
I criteri di analisi ESG per le banche differiscono rispetto a quelli di altri settori?
Rispetto a un istituto di credito, se prendiamo una utility il fattore ambientale ha quanto meno lo stesso peso di G e S. Infine nei servizi alle imprese è assolutamente predominante la variabile S, perché gli aspetti legati al capitale umano sono centrali se consideriamo l’elevato impiego di forza lavoro.
In realtà il framework che analizziamo è più articolato e profondo delle sole tre variabili ESG. Per esempio, per E andiamo a scomporre in varie voci, in particolare climate change, risorse ed ecosistemi; la S in capitale umano e relazioni sociali, La G in eticità del business e corporate governance. In sintesi, quindi, non si può prescindere dai fattori ESG, in quanto sono elementi parte della realtà, della vita di una azienda, al pari dei fondamentali e delle metriche finanziarie.
E sul fronte del green e sustainability bond conferma il crescente interesse?
In AXA IM un settore che guardiamo con grande interesse è quello delle obbligazioni ad impatto, come i Green, Sustainability e Social Bond. Il mercato del credito e le banche in particolare sono degli emittenti importanti da tempo. In AXA Investment Managers gestiamo oltre 15 miliardi di euro in Impact Bond in varie gestioni specializzate, ma inseriamo questi strumenti anche in portafogli tradizionali perché a parità di rendimento si può beneficiare di un vantaggio informativo oltre che ad un impatto ambientale/sociale positivo. Privilegiamo questi strumenti nei nostri perché favoriscono una più veloce transizione energetica nel caso del Green e mentre nel caso dei Social un sostegno importante per fornire un aiuto concreto alle esigenze emergenti dalla pandemia.