alberi

Green Bond

Lyxor asset management: Green Bond sovrani, un mercato pronto a brillare

Il mercato europeo dei green bond è pronto ad entrare in una fase di espansione spinto dall’incremento delle emissioni sovrane e dal piano di rilancio NextGeneration UE, misure necessarie per alimentare la ripresa economica.

In un contesto cosi favorevole ai green bond, Lyxor Asset Management, pioniera in questo segmento, ha colto l’occasione per parlarne in modo più approfondito in un incontro al quale hanno parteciperanno Sean Kidney, CEO della Climate Bonds Initiative, François Millet, Head of ETF Strategy, ESG & Innovation di Lyxor, e Philippe Baché, Head of Fixed Income ETFs di Lyxor, dal titolo “Green bond sovrani: il nuovo motore di crescita per il mercato delle obbligazioni verdi”.

“Il segmento dei green bond ha ottime possibilità di raggiungere emissioni pari a 2000 miliardi di euro, una crescita eccezionale se si pensa che nel 2020 il totale ammontava a “soli” 400 miliardi”, ha affermato Kidney.

Questo grande interesse manifestato per i green bond ha visto la sua massima espressione in occasione delle emissioni sovrane dove si è assistito ad una richiesta 6/7 volte superiore all’offerta. Francia e Germania sono state le nazioni più lungimiranti da questo punto di vista in quanto sono state le prime ad annunciare l’emissione di green bond rispettivamente pari a 40 e 2o miliardi.

Il contributo degli Stati sovrani al mercato dei bond sostenibili è rilevante soprattutto in materia di engagement e catalizzatore verso gli altri paesi, tanto che in breve molte nazioni hanno deciso di procedere con emissioni di green bond comprese anche alcune del continente asiatico come Cina e Indonesia.

“L’Unione Europea, al pari dei singoli Stati, fornirà un grande contributo affinché i green bond possano svilupparsi”, ha continuato Kidney. Il primo fattore alla base di questa espansione è rappresentato dal piano NextGenerationEU che prevede uno stanziamento di 750 miliardi di euro volti a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di cui un terzo riguardano gli investimenti green. Circa 225 miliardi sul totale dei finanziamenti UE verranno infatti raccolti tramite l’emissione di green bond che contribuiranno a colmare il gap tra domanda e offerta che si è assistito sul mercato.

Inoltre, l’inasprimento dei limiti alle emissioni, che in Europa prevedono una riduzione del 55% entro il 2030, sono tese a fornire nuova linfa ed a stimolare la mobilizzazione di capitali verso gli asset che potrebbero trarre più giovamento da questo cambiamento radicale nelle scelte politiche europee.

Allo stesso modo, è stata rilevata una presa di consapevolezza degli investitori riguardo la necessità di adottare misure volte a limitare le emissioni ed a generare impatti positivi che si è tradotta in un cambiamento degli interessi. Gli obiettivi ESG di portafoglio e la tracciabilità sono i due elementi che testimoniano questa evoluzione. Gli investitori tendono ora a preferire investimenti che allineino il loro portafoglio con gli Accordi di Parigi e con il traguardo Net Zero, agevolati dalla maggiore offerta di strumenti atti a raggiungere questi risultati.

Inoltre, si è assistito ad un incremento nelle pratiche di impact reporting come conseguenza del crescente peso della regolamentazione che prevede trasparenza obbligatoria per alcuni parametri specifici come la percentuale di elettricità proveniente da fonti rinnovabili e la sostenibilità della società nel suo complesso.

 Il cambiamento netto di paradigma è testimoniato anche dal fatto che gli investitori nel 2020 sono stati disposti a pagare un premio cosiddetto “Greenium” per acquistare green bond rispetto ad uno strumento obbligazionario standard di pari durata. “La motivazione alla base di questo fenomeno, ha concluso Millet, è che in questi casi l’aspetto economico passa in secondo piano mentre acquistano molta più importanza i risvolti socio-ambientali dell’investimento come la lotta al cambiamento climatico e il finanziamento di iniziative di inclusione sociale”.