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Asset management

Da Vanguard nuova opzione di voto per gli azionisti: prima i profitti dell’ESG

Nuovo passo indietro di Vanguard sul fronte della sostenibilità. Il gestore americano, specializzato in ETF, ha allargato le opzioni per i clienti che decidono di votare direttamente nelle assemblee offrendo la possibilità di dare priorità ai profitti, rispetto a ogni altra tematica che tipicamente riguarda tematiche ambientali sociali o di governance. Inoltre ha allargato la platea dei clienti che potranno votare direttamente alle assemblee delle società detenute dalle gestioni e si appresta il prossimo anno a includere anche i fondi pensione.

L’asset manager, che gestisce un patrimonio di 10.100 miliardi ed è il secondo per dimensioni al mondo dopo BlackRock, ha infatti raddoppiato il numero di fondi a cui consentire di partecipare alle decisioni sul voto per delega. Con la nuova decisione, quasi quattro milioni di persone che controllano fino a 250 miliardi di dollari in azioni di società statunitensi potranno ora scegliere tra cinque opzioni: lasciare la decisione sul voto a Vanguard, appoggiare la proposta del board delle aziende, dare priorità a fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), votare “presente”, in pratica astenendosi, oppure scegliere la massimizzazione del profitto su ogni altro elemento.

L’introduzione di un’opzione che dà priorità al proprio ritorno economico è considerato un modo per sottrarsi a una scelta da parte del gestore stesso su quale linea sposare nei confronti delle tematiche ESG, cercando di non esporsi agli attacchi dei conservatori, per i quali il rendimento dei clienti deve essere l’unico criterio con cui condurre il proprio mandato fiduciario di gestore contro l’ESG, e al contempo senza indispettire quella fetta di clienti che ancora incline alla lotta al cambiamento climatico e alle disuguaglianze sociali.

Nonostante il responsabile globale della stewardship degli investimenti di Vanguard, John Galloway, abbia dichiarato che la decisione segue la volontà di assecondare la richiesta dei propri clienti, non sembra che la voglia di votare abbia attratto molti investitori. Nel 2024 solo il 2% degli aventi diritto tra i clienti di Vanguard ha colto l’occasione di votare direttamente durante la stagione assembleare. Si tratta comunque di 40 mila persone che per il 43% hanno scelto di affidarsi a Vanguard, per il 30,3% di allinearsi alle proposte del cda delle società, per il 24,4 % hanno supportato le politiche ESG e per il 2,3% si sono astenuti.

Vanguard nel 2024 era entrata nel mirino degli ambientalisti per non avere supportato nessuna proposta riguardo tematiche ambientali o che riguardano i diritti dei lavoratori, dopo avere ridotto drasticamente il proprio supporto alle tematiche ESG dal 46% dei voti favorevoli nel 2021, a un irrisorio 2% nel 2022.

L’atteggiamento sul voto segue alla decisione a fine 2022 da parte di Vanguard di ritirarsi dall’alleanza Net Zero Asset Managers (NZAM), lanciata a fine 2020 per incoraggiare il mondo del risparmio gestito a raggiungere il target net zero entro il 2050, limitando l’aumento della temperatura terrestre.  

Del resto proprio nel 2022, l’amministratore delegato dell’epoca, Tim Buckley, dichiarava: “il nostro dovere è quello di massimizzare i rendimenti totali a lungo termine per i clienti. Il cambiamento climatico è un rischio rilevante, ma è solo uno dei fattori di una decisione di investimento. C’è già una crisi pensionistica e dobbiamo assicurarci che le preoccupazioni per il clima non la aggravino ulteriormente”.