Salone del Risparmio

Candriam: l’economia circolare al centro della ripresa post covid, nuove opportunità d’investimento

Entro il 2050 ci vorranno 3 pianeti Terra per sostenere le attuali abitudini di consumo dell’umanità. La popolazione mondiale cresce costantemente, ma le risorse naturali restano limitate. Il modello di business basato su un’economia lineare, che sfrutta le risorse del pianeta facendone finire una buona parte in rifiuti, non è più sostenibile, considerando anche il tasso di crescita della popolazione mondiale.

E la soluzione, secondo la società di asset management Candriam, è l’adozione di un modello di produzione circolare. Con “L’ Economia circolare al centro della ripresa post covid: nuove opportunità d’investimento“, evento organizzato in occasione del Salone del Risparmio, Candriam si è posta l’obiettivo di esplorare gli sviluppi e le iniziative messe in campo da due player internazionali come Intesa SanPaolo e L’Oreal Italia, rappresentate rispettivamente da Anna Monticelli, Head of Circular Economy Desk di Intesa Sanpaolo Innovation Center e Filippo De Caterina, Corporate Affairs & Engagement Director di L’Oréal Italia.

Un’economia circolare è un approccio sistemico allo sviluppo economico progettato a beneficio delle imprese, della società e dell’ambiente. Contrariamente al modello lineare ” take-make-waste”, l’economia circolare è una concezione rigenerativa e mira a sganciare gradualmente la crescita dal consumo di risorse finite. E’ in questa definizione dell’economia circolare data dalla Fondazione Ellen McArthur che, emerge dall’incontro, dovranno essere poste le basi per un ripensamento delle abitudini e degli stili di vita della popolazione mondiale.

Matthieu David, Head of italian branch & Global Head of financial institutions & partnerships di Candriam.

Ma anche se la circular economy è al centro di molti dibattiti, il percorso di trasformazione è solo agli albori e ci sono ancora ampi margini di manovra e miglioramento. “Il mondo oggi è circolare solo per l’8,6% e si stima che entro il 2030 il mercato legato alla circolarità potrebbe valere 4.500 miliardi di dollari” ha dichiarato Matthieu David, Head of italian branch & Global Head of financial institutions & partnerships di Candriam.

In questo settore l’asset manager è da tempo impegnato su diversi fronti. Innanzitutto tramite il proprio core business, ovvero la gestione dei capitali dei propri clienti. Candriam impone rigidi criteri di selezione che dapprima escludono i business più contradditori e successivamente, tramite un processo di analisi fondamentale, individua le cosiddette società facilitatrici e trasformatrici ossia imprese che si impegnano nella trasformazione circolare della propria e altrui catena di fornitura.

“L’interesse dei risparmiatori per gli investimenti sostenibili è in netta crescita. Attualmente i nostri fondi che sono considerati green, cioè articolo 8 e articolo 9 secondo la SFDR sono circa il 65% del totale. Ma è su questi prodotti che si focalizza la maggior parte della raccolta”, osserva David, che in Italia riscontra un interesse crescente anche da parte della clientela retail oltre che da quella istituzionale.

Inoltre, in qualità di gestore responsabile e attento alla comunità, nel 2018 Candriam, il cui nome indica l’attenzione sin dalla costituzione per i temi della sostenibilità poiché è l’acronimo di “conviction and responsibility in asset management” ha costituito un istituto per lo sviluppo sostenibile che si occupa di ricerca ESG, cambiamenti climatici, lotta contro il cancro e inclusione sociale.

Per un processo di sviluppo omogeneo, oltre all’impegno dei grandi asset manager, è necessario che ci sia anche quello del tessuto imprenditoriale. In questo senso L’Oreal Italia rappresenta un esempio virtuoso. La società, prima azienda cosmetica al mondo con un fatturato di 26,7 miliardi, ha raggiunto ambiziosi obiettivi climatici che coinvolgono la filiera di prodotto e di produzione, in particolare grazie al Programma Share beauty with all, l’Oreal ha ridotto dell’81% la produzione di gas serra e del 49% il consumo idrico.

“I prossimi obiettivi dell’azienda ha dichiarato De Caterina, saranno la riduzione del 50 % di tutte le emissioni di gas serra per prodotto finito (Scope 1 2 3 ) entro il 2030 e generare un impatto positivo grazie all’iniziativa “L’Oréal for the future” tramite la quale sono stati messi a disposizione 150 milioni per supportare le donne in difficoltà, finanziare una migliore gestione dei rifiuti e ripristinare gli habitat marini.

Infine, le banche, anello di congiunzione tra i capitali e imprese. Ad esse viene imputato un ruolo di primaria importanza nell’accompagnare lo sviluppo e la realizzazione dei progetti imprenditoriali. E’ il caso di Intesa Sanpaolo in prima linea per lo sviluppo sostenibile. L’area innovazione del gruppo negli anni ha visto un fiorire di iniziative in fatto di economia circolare. “I progetti sono molto vari e coinvolgono tutte le fasi di produzione”, ha dichiarato Monticelli, “concetto che noi di Intesa SanPaolo riassumiamo con “innovazione aperta” perché quella di cui siamo spettatori attivi è una transizione sistemica, e per questo non possiamo pensare di modificare solo alcuni settori, bensì serve un ripensamento profondo di tutte le filiere produttive.

Intesa Sanpaolo è impegnata per supportare il processo di cambiamento verso la “circular economy” a partire dal plafond da 6 miliardi messo a disposizione delle imprese innovative e attente alle tematiche ESG e di sostenibilità, fino alle numerose partnership strette con attori di primaria importanza di cui quella con la Fondazione Ellen MacArthur è senza dubbio la più prestigiosa. Tramite la Fondazione sono state agevolate e incentivate attività di networking tra imprese, soprattutto PMI, così importanti per il tessuto produttivo del nostro paese, permettendo loro di modernizzarsi e stare la passo con gli obiettivi e richieste sempre più sfidanti che giungono dalle grandi imprese.