Analisi

G7, Confindustria e Deloitte: la transizione verde passa anche dagli investimenti diretti esteri 

E’ quanto emerge dal report B7 Flash, l’approfondimento di Confindustria e Deloitte elaborato in occasione della “G7 – Industry Stakeholders Conference: Reversing the Global Protectionist Drift”, organizzata a margine della riunione ministeriale del G7 in programma a Villa San Giovanni e Reggio Calabria il 16 e 17 luglio che sottolinea l’importanza degli investimenti diretti attraverso capitale, tecnologia e know-how per favorire la transizione verde anche nei Paesi in via di sviluppo

Per potenziare la crescita del commercio a livello globale, gli investimenti diretti esteri devono tenere in considerazione la sostenibilità finanziaria dei progetti e la capacità di debito dei Paesi destinatari. In chiave futura la sfida consisterà nella capacità di garantire flussi di investimento adeguati alla transizione verde con la sostenibilità degli investimenti e dei livelli di indebitamento dei Paesi. È quanto emerge nel B7 Flash, l’approfondimento di Confindustria e Deloitte elaborato in occasione della “G7 – Industry Stakeholders Conference: Reversing the Global Protectionist Drift”, organizzata a margine della riunione ministeriale del G7 in programma a Villa San Giovanni e Reggio Calabria il 16 e 17 luglio. Deloitte Italia è il Knowledge Partner esclusivo del B7 Italy 2024 “Leading the Transitions Together”, presieduto da Confindustria e guidato da Emma Marcegaglia.

A livello globale nel 2023 gli investimenti diretti esteri sono diminuiti del 2%, raggiungendo quota 1,3 trilioni di dollari, ma escludendo l’effetto di forti oscillazioni di flussi transitori in piccole economie europee gli investimenti diretti esteri globali sono diminuiti di oltre il 10%. Gli afflussi di investimenti diretti esteri verso le economie in via di sviluppo sono diminuiti del 7% nel 2023 mentre quelli verso le economie sviluppate, esclusi i paesi di transito, sono calati del 15%, influenzati principalmente da riconfigurazioni finanziarie aziendali e da un forte calo del valore delle fusioni e acquisizioni transfrontaliere. Nonostante si stimi che siano necessari circa 40 trilioni di dollari in investimenti infrastrutturali per i Paesi in via di sviluppo entro il 2035, per sostenere le transizioni verdi e digitali, la situazione globale per gli investimenti diretti esteri rimane complessa a causa di minori prospettive di crescita, tensioni commerciali e geopolitiche e per via della diversificazione delle catene di approvvigionamento. 

“Profondi cambiamenti stanno influenzando significativamente le catene del valore globali, sottolineandone la vulnerabilità con importanti ripercussioni sulle economie dei paesi del G7” ha dichiarato Andrea Poggi, Innovation Leader per Deloitte Italia e capo delegazione B7 per Deloitte, “tuttavia, il commercio internazionale ha dimostrato notevole resilienza, crescendo nel 2023 di oltre il 6% rispetto al 2019 e con un’ulteriore crescita annua attesa di circa il 3% per il 2024 e il 2025. Al fine di dare nuovo impulso alla competitività delle loro imprese, i G7 sono chiamati a ricoprire una posizione di leadership nel garantire un commercio globale, libero e sicuro, che includa attivamente i Paesi in via di sviluppo”. 

Nel B7 Flash di Confindustria e Deloitte si evidenzia, inoltre, quanto sia importante vincere la sfida considerando i 40 trilioni di dollari necessari per investimenti in infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo per sostenere la transizione verde e la transizione digitale. In questo contesto, gli investimenti diretti esteri ricoprono un ruolo fondamentale, in quanto non solo forniscono capitale, ma anche tecnologia e know-how. Nonostante un trend decennale crescente di flussi di investimenti dai Paesi in via di sviluppo verso i Paesi meno sviluppati e l’intervento pubblico negli investimenti diretti esteri come la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), tali investimenti nei Paesi in via di sviluppo non stanno raggiungendo la crescita sperata, confermando un trend globale di rallentamento rispetto al commercio globale e al PIL.

“In questo contesto”, ha concluso Poggi, “è di notevole importanza il rinnovato impegno del G7 nella Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), che prevede un investimento di 600 miliardi di dollari entro il 2027, con l’obiettivo di colmare il divario infrastrutturale nei Paesi in via di sviluppo e sostenere la loro integrazione nell’economia globale. Solo attraverso una forte collaborazione internazionale sarà possibile realizzare un commercio libero capace di catalizzare le molteplici transizioni in corso, amplificandone i benefici e promuovendo un futuro di prosperità condivisa e crescita inclusiva”.