Vigilanza

Meta multata per 265 mln dall’autorità irlandese di vigilanza sulla privacy

Meta, la società madre di Facebook e Instagram, è stata multata per 265 milioni di euro dall’autorità irlandese di vigilanza sulla privacy (Data Protection Commission) per la gestione dei dati degli utenti, portando così a quasi 1 miliardo di euro l’importo totale della multa inflitta al gigante tecnologico dalle autorità di regolamentazione europee.

La multa, annunciata lunedì dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati, conclude un’indagine avviata nell’aprile dello scorso anno, quando sono stati pubblicati online i dati di oltre 500 milioni di utenti di Facebook e Instagram.

Meta è stata regolarmente nel mirino delle autorità di regolamentazione della privacy in tutto il mondo, e l’autorità di controllo dei dati irlandese ha spesso assunto il ruolo di guida in Europa, dato che la sede centrale europea dell’azienda si trova a Dublino.

L’ultima sanzione arriva in un momento difficile per Meta che, all’inizio di questo mese, ha licenziato più di 11.000 dipendenti per ristrutturare la propria attività a seguito di un calo dei ricavi e della feroce concorrenza di rivali come TikTok. L’utile netto di Meta è sceso a 6,69 miliardi di dollari dai 10,39 miliardi dello scorso anno.

La multa irlandese è legata al fatto che nel 2019 sono stati pubblicati su un forum di hacking i dati personali di 533 milioni di utenti in 106 Paesi, tra cui nomi, località e alcuni indirizzi e-mail. Facebook ha successivamente risolto la vulnerabilità di questa funzione, in cui i dati potevano essere raccolti da soggetti esterni attraverso un processo chiamato “scraping“.

Meta ha dichiarato che sta rivedendo attentamente la decisione e che “proteggere la privacy e la sicurezza dei dati delle persone è fondamentale per il funzionamento della nostra attività“, aggiungendo che “lo scraping non autorizzato dei dati è inaccettabile e contrario alle nostre regole e continueremo a lavorare con i nostri colleghi su questa sfida del settore”.

Le multe fanno parte della più ampia applicazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati, una legge a livello europeo che, quando è entrata in vigore nel 2018, è stata considerata uno standard globale per la privacy online.