Analisi Intesa Sanpaolo

Agrifood, come la sostenibilità può essere una leva per crescere e contenere i costi

La sostenibilità, intesa semplicemente come risposta a un sistema di valori, è importante, ma da sola non basta alle imprese che si trovano ad affrontare un contesto competitivo sempre più sfidante. Tuttavia, la soluzione non è abbandonare la transizione verso un modello produttivo più attento all’ambiente. Al contrario, la vera chiave è comprendere come gli investimenti in tecnologie e sistemi green e sostenibili possano rappresentare un vantaggio competitivo: consentono di aumentare l’efficienza produttiva, ridurre i costi, migliorare la resilienza aziendale e attrarre i consumatori. È quanto emerge dall’Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo e presentata da Stefania Trenti, Head of Industry & Local Economies Research Intesa Sanpaolo, al Global Summit sulla sostenibilità delle imprese agroalimentari.

Il quadro macroeconomico: incertezza ai massimi, ma no recessione

Il ciclone Trump ha portato il livello di incertezza globale a livelli altissimi, più del doppio rispetto alla crisi dei mutui subprime che ha portato al collasso della Lehman Brothers nel 2008 e molto al di sopra dei picchi raggiunti in epoca post Covid e con la deflagrazione della guerra Russia-Ucraina. Tuttavia gli indicatori macroeconomici lasciano segni per un cauto ottimismo. ISP non prevede una recessione delle economie, ma a una crescita più fiacca. Se a livello mondiale per il 2025 è atteso un +3,0% del PIL, con India (+6,4%) e Cina (+4,6%) a trainare e Paesi Opec (+3,2%) a ruota, l’Europa rimane in terreno positivo per un soffio con un +0,8% (e l’Italia ancora più indietro +0,7%). Sul fronte finanziario la politica monetaria non è più un freno alla crescita e si attende una prosecuzione della la discesa dei tassi promossa dalla BCE, all’1,75%. I consumi tengono con un recupero del potere di acquisto e conseguenti effetti positivi sulla spesa delle famiglie.

L’export cresce, ma all’orizzonte c’è l’incognita dazi

Se consumi ed eventi internazionali (Giubileo e Olimpiadi) costituiranno un argine per la tenuta della domanda interna, resta un tema caldo l’incognita dazi. Gli USA rappresentano il 13,3% dell’export del settore alimentare e bevande italiano, con il 2024 che si è distinto per un’ottima crescita (+17,1%), posizionando gli Stati Uniti come secondo Paese di esportazione dopo la Germania. E in questo scenario quale può essere l’effetto dei dazi? ISP ha calcolato l’elasticità della domanda a un aumento dei dazi pari al 10% e al 20% che mostra la buona capacità di resistere da parte delle vendite di prodotti italiani ad una imposizione alle importazioni.

Fonte: Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare, Intesa Sanpaolo

L’impatto dei dazi può essere rilevante, ma il posizionamento qualitativo dei prodotti alimentari italiani può aiutare: molti prodotti del Made in Italy venduti negli USA, come i beni dell’alimentare e bevande, sono potenzialmente meno sensibili a variazioni di prezzo in quanto si tratta di prodotti di “nicchia” molto apprezzati da una clientela con alta capacità di spesa che potrebbe beneficiare dei tagli fiscali promessi da Trump. La quota di mercato italiana sulle importazioni USA è maggiore nella fascia alta di qualità rispetto alla quota totale, e per molte filiere il peso dell’alta gamma sull’export alimentare verso gli USA supera l’80% come per pasta e dolci, lattiero-caseario, carni e salumi, riso, olio e pesce.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

Le strategie delle aziende tricolore per reagire alla minaccia dazi

Secondo una survey interna condotta da Intesa Sanpaolo presso le filiali specializzate nell’Agribusiness, tra le reazioni che le imprese stanno valutando in risposta all’inasprimento dei dazi, oltre la metà dei rispondenti indica la ricerca di nuovi clienti in nuovi mercati. Si rileva anche un certo attendismo nel posticipare le tempistiche degli investimenti, mentre un 30% circa indica l’eventualità di rivedere i listini per il mercato statunitense.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

2025: le aziende attendono una crescita di fatturato e investimenti

Nel primo trimestre ’25 l’export verso gli Stati Uniti ha continuato a crescere in modo consistente, anche per l’effetto “scorta” derivante da un anticipo dei rifornimenti in vista di un temuto aumento dei costi. Quasi un quarto dei rispondenti riscontra, invece, un’accelerazione delle consegne e delle vendite negli Stati Uniti per anticipare l’entrata in vigore dei dazi. Nel primo trimestre del 2025, le esportazioni di agro-alimentari verso gli USA sono cresciute del 10,9% tendenziale in valore. Sempre secondo i risultati della survey, i freni agli investimenti si stanno attenuando, complice anche un’evoluzione meno restrittiva della politica monetaria.

Costi e cambiamenti climatici le maggiori preoccupazioni

Ma quali sono le principali preoccupazioni delle aziende agroalimentari? Costi di materie prime ed energia e cambiamenti climatici sono le fonti di maggiore timore per le imprese del settore agrifood. Quindi dallo studio emerge che i temi legati alla sostenibilità sovrastano quelli legati all’introduzione dei dazi come fonte di apprensione.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

La sostenibilità guida gli investimenti

Le aziende del settore agrifood si mostrano più sensibili ai temi dell’ambietne rispetto ad altri settori proprio perché stanno sperimentando direttamente i danni di alcuni eloementi come il cambiamneto climatico. Per reagire a questo scenario le imprese stanno quindi adottando un mix articolato di strategie e investono in tecnologia soprattutto in ambiti che hanno a vedere con l’impatto ambientale come l’autoproduzione di energia e il recupero di efficienza nei processi.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

A che punto sono nella sostenibilità

L’Italia ha un buon posizionamento sul piano delle emissioni di gas effetto serra: circa 33 tonnellate per occupato, contro una media UE di 37,5. Francia e Germania sono più indietro con oltre le 50 tonnellate per addetto.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

C’è ancora molto da fare invece sul piano delle azioni volte a migliorare la sostenibilità ambientale: come emerge dalle indagini Istat, solo un’azienda agro-alimentare su quattro ha predisposto un monitoraggio dei consumi idrici, e solo una su cinque utilizza fonti energetiche rinnovabili o materiali riciclati.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo

Eppure investire in sostenibilità porta a risultati positivi, come dimostra il fatto che le imprese agro-alimentari che investono in certificazioni biologiche mostrano una crescita di fatturato e una redditività migliore rispetto a chi non sceglie questa strada.

Analisi di scenario e sfide future per il settore agroalimentare realizzata da Intesa Sanpaolo