Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad alcuni sviluppi positivi per l’economia in Cina, in particolare riguardo alle misure di stimolo e ripresa economica, dove il governo cinese ha introdotto importanti misure di stimolo fiscale volte a rivitalizzare l’economia, in particolare il settore immobiliare. Queste misure hanno iniziato a dare i primi risultati positivi, come un aumento del volume delle transazioni immobiliari e un miglioramento degli indici PMI.
Ancora, le principali società cinesi, come JD.com e NetEase, hanno riportato solidi utili e hanno annunciato sostanziosi programmi di riacquisto di azioni proprie. JD.com, ad esempio, ha riacquistato durante l’anno l’8% delle proprie azioni e ha approvato un ulteriore piano di buyback di 5 miliardi di dollari, segnalando una forte fiducia nelle proprie prospettive future.
Gli investitori della Cina continentale, inoltre, stanno acquistando titoli quotati a Hong Kong, tanto che quest’anno gli acquisti hanno superato gli 83 miliardi di dollari. Questa tendenza riflette una crescente fiducia a livello domestico nei mercati dei capitali cinesi.
Il Singles Day, il più grande evento di shopping online in Cina, ha ottenuto un grande successo delle vendite e ha registrato un aumento del 26% del valore lordo della merce (GMV) rispetto all’anno precedente, indicando una domanda dei consumatori resistente e un settore retail in buona salute.
Il recente incontro tra il Presidente Biden e il Presidente Xi al vertice del G20, infine, è stato un altro catalizzatore positivo, in quanto i due leader hanno gettato le basi per ulteriori comunicazioni in vista del secondo mandato del presidente Trump.
A questo proposito, continuano ad esserci preoccupazioni in merito alle politiche di Trump sui dazi e alla scelta di membri “anti-Cina” del suo gabinetto, nonostante la forza del dollaro USA legata alla prospettiva di rendimenti più elevati più a lungo. Gli investitori sembrano dimenticare che Trump è un abile negoziatore, che il suo gabinetto durante il primo mandato ha avuto un elevato turnover e che la Cina è sicuramente disponibile a concludere un accordo. È improbabile che la minaccia del Presidente Trump di imporre dazi del 60% si concretizzi, poiché riproporre gli elementi che portarono alla Grande Depressione non sarebbe opportuno.
La Cina ha lasciato invariati i tassi di riferimento per i prestiti (LPR) a 1 e 5 anni. La decisione è stata probabilmente determinata dai recenti tagli e dalla recente debolezza della valuta rispetto al dollaro USA dopo le elezioni. L’impennata del dollaro USA deve essere valutata con cautela, poiché dobbiamo ricordare che Trump vorrebbe un tasso di cambio del dollaro più basso per promuovere le esportazioni. Questo suo desiderio dovrebbe anche essere la prova che le proposte sui dazi sono solo un punto di partenza per avviare delle negoziazioni. Dazi più elevati farebbero infatti salire il valore del dollaro.
Sulla base delle recenti misure di stimolo introdotte, riteniamo che ci possa essere una ripresa graduale dell’economia cinese, e di conseguenza una rivalutazione dei mercati azionari. Pensiamo che ci siano già i primi segnali in questo senso. Questa rivalutazione dell’azionario cinese si potrà verificare quando gli stimoli, i tassi d’interesse più bassi e il sostegno al settore immobiliare avranno effetto sull’economia, migliorando i dati economici anno su anno, sui bilanci delle famiglie, facendo aumentare la fiducia dei consumatori e i consumi interni, e sui bilanci delle aziende, portando a rivalutazioni positive dei titoli da parte degli analisti. Conseguenza naturale sarà l’aumento delle allocazioni sulla Cina da parte degli equity strategist e degli investitori istituzionali, con questi ultimi che correggeranno l’attuale sottopeso.