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Transizione sostenibile

Blue Economy: cos’è, esempi e vantaggi 

Non solo ridurre le emissioni di CO2, ma eliminarle del tutto, preservando le risorse marine e oceaniche e promuovendo un modello di sviluppo economico sostenibile grazie all’aiuto della tecnologia. È questa in poche parole la blue economy, un ramo della più nota green economy che si prefigge di mitigare il cambiamento climatico attraverso la conservazione degli oceani e di promuovere un’economia che generi crescita senza compromettere la salute degli ecosistemi marini.

In questo articolo scopriamo quali sono i settori e le attività che ne fanno parte, quali sono le differenze con la green economy e quali sono le iniziative UE per promuovere un sistema economico che promette di migliorare i mezzi di sussistenza globali e l’occupazione proteggendo la biodiversità dei mari.

Cos’è la blue economy?

La blue economy è un ramo della green economy che prevede la creazione di un sistema economico sostenibile grazie all’ausilio dell’innovazione tecnologica. In particolare, secondo la definizione della World Bank, l’”economia blu” riguarda l’uso sostenibile delle risorse oceaniche per la crescita economica, per un miglioramento della qualità della vita e per la conservazione dell’ecosistema marino

Questo approccio, che mira dunque a bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione delle risorse marine e costiere, ha come obiettivo principale la promozione di un uso equilibrato degli oceani per riuscire a far fronte a sfide complesse attuali quali la pesca eccessiva, l’inquinamento e il cambiamento climatico.

Inoltre, dal momento che circa la metà delle emissioni di carbonio rilasciate nell’atmosfera dall’uso di combustibili fossili viene catturata dagli oceani, la creazione di un modello economico come la blue economy, volto alla tutela delle risorse oceaniche e marine, si pone come presupposto fondamentale per preservare un servizio ecosistemico essenziale da cui dipende la regolazione del clima terrestre e la vivibilità degli ambienti marini e terrestri, e dunque come un fattore cruciale per la sostenibilità sociale ed economica

Vantaggi e benefici

L’implementazione della blue economy ha una serie di vantaggi. In primo luogo, vi sono la promozione dell’uso responsabile delle risorse marine, che permette la riduzione dell’impatto ambientale e la prevenzione del degrado degli ecosistemi oceanici, e lo sviluppo di nuove opportunità economiche in settori come la pesca sostenibile, l’acquacoltura, il turismo ecologico, le energie rinnovabili marine (eolico offshore, energia dalle onde e maree) e la biotecnologia marina. 

Inoltre, contribuisce alla mitigazione del cambiamento climatico promuovendo l’adozione di tecnologie per la riduzione delle emissioni di gas serra e la protezione degli ecosistemi marini che sequestrano CO2, come le praterie di fanerogame e le zone umide costiere, che contribuiscono a contenere il riscaldamento globale.

Tra gli ulteriori vantaggi imputabili alla Blue Economy vi sono la creazione di posti di lavoro (in quanto le industrie della blue economy richiedono competenze specifiche e offrono opportunità di impiego in settori emergenti legati alle risorse marine sostenibili, supportando le comunità costiere e promuovendo l’economia locale), la gestione sostenibile della pesca (perché garantisce una pesca più responsabile con benefici per l’industria della pesca a lungo termine e migliora la qualità del pesce disponibile, riducendo l’uso di tecniche dannose), la protezione delle coste e la resilienza ai disastri naturali e lo sviluppo di nuove fonti di cibo e risorse (poiché l’acquacoltura sostenibile può aumentare la produzione alimentare globale senza esaurire le risorse marine selvatiche).

5 Esempi di blue economy

Tra gli esempi più concreti di settori che fanno parte della blue economy ci sono la pesca sostenibile, l’acquacoltura sostenibile, l’energia eolica, il turismo costiero sostenibile e la biotecnologia marina.

  • La pesca sostenibile si basa sulla gestione responsabile degli stock ittici, assicurando che le pratiche di pesca non esauriscano la disponibilità di risorse ittiche e preservino la biodiversità marina (questo avviene tramite l’adozione di quote di pesca, la regolamentazione delle dimensioni delle catture e l’utilizzo di tecniche meno invasive). 
  • L’acquacoltura sostenibile riguarda l’allevamento di pesci, molluschi e alghe in ambienti controllati, con l’obiettivo di ridurre la pressione sulla pesca selvaggia. Le pratiche sostenibili comprendono il miglioramento della qualità dell’acqua, l’uso di mangimi ecologici e il controllo delle malattie senza ricorrere a prodotti chimici nocivi. 
  • L’energia eolica offshore utilizza turbine installate in mare aperto per sfruttare la potenza del vento e generare elettricità pulita e si basa sulle condizioni marine che offrono venti più costanti e potenti rispetto alla terraferma, rendendo questa fonte di energia rinnovabile particolarmente efficiente. 
  • Il turismo costiero sostenibile si concentra sulla gestione responsabile delle attività turistiche nelle aree costiere e la preservazione dell’ambiente naturale e culturale, promuovendo esperienze a basso impatto ambientale, come l’ecoturismo, lo snorkeling o le escursioni guidate, e riducendo il consumo eccessivo di risorse e l’inquinamento. 
  • La biotecnologia marina sfrutta organismi marini per lo sviluppo di nuovi prodotti e applicazioni in vari settori, tra cui la medicina, la cosmetica, l’agricoltura e l’energia. 

Differenze tra blue economy e green economy

Sia la blue economy che la green economy sono delle strategie di sviluppo sostenibile, ma si concentrano su ambiti e risorse diverse: la prima sulle risorse marine e costiere, mentre la seconda su quelle terrestri e sull’uso sostenibile di terra, aria, foreste, suolo e risorse minerarie. Di conseguenza, anche gli ambiti  e gli obiettivi di riferimento rispecchiano questa diversità: la prima, come anticipato, comprende settori legati agli oceani, come la pesca sostenibile, l’acquacoltura, l’energia eolica offshore, il turismo costiero, la biotecnologia marina e la protezione degli ecosistemi marini (barriere coralline, mangrovie), mentre la seconda settori come l’energia rinnovabile terrestre (solare, eolica, geotermica), la gestione sostenibile delle foreste, l’agricoltura biologica, l’industria a basso impatto ambientale e la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti. Gli obiettivi, quindi, sono collegati ma differenti. La blue economy si prefigge di proteggere la biodiversità marina, mitigare il cambiamento climatico, attraverso la conservazione degli oceani, e promuovere un’economia che generi crescita senza compromettere la salute degli ecosistemi marini. La green economy sostiene la riduzione delle emissioni di carbonio, il miglioramento della gestione delle risorse naturali terrestri, la creazione di posti di lavoro “verdi” e la promozione di un’economia circolare per ridurre l’inquinamento.

Da questo punto di vista, i collegamenti tra le due riguardano quindi temi come il cambiamento climatico, la gestione sostenibile del ciclo dell’acqua, la conservazione degli ecosistemi, la promozione dell’economia circolare e la protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi. E dunque, pur concentrandosi su ambienti differenti (marino e terrestre), la blue economy e la green economy sono interconnesse in quanto le azioni sostenibili in uno di questi ambiti spesso influenzano positivamente l’altro. Entrambi i modelli mirano a uno sviluppo economico che preserva gli ecosistemi naturali, creando un sistema di economia globale più resiliente e in equilibrio con l’ambiente.

I dati della blue economy in Europa

Il modello della blue economy ha trovato ampia approvazione in Europa, registrando una crescita significativa e contribuendo in modo fattivo alla definizione della strategia di sviluppo sostenibile dell’UE. 

Stando ai dati dell’ultimo Rapporto Blue Economy dell’UE, nel 2021 la Blue Economy ha generato circa 186,8 miliardi di euro in valore aggiunto lordo (GVA) e sostiene circa 4,45 milioni di posti di lavoro in tutta l’UE, con il turismo costiero che rappresenta il settore più grande, coprendo il 54% dell’occupazione totale; in tal senso i settori chiave in crescita sono quelli dell’energie rinnovabili marine e della biotecnologia.

Inoltre, secondo il BlueInvest Investor Report 2024, nell’ultimo anno sono aumentati gli investimenti privati nelle tecnologie marine sostenibili, in particolare nelle soluzioni di cleantech in linea con il Green Deal dell’UE. In particolare, inovazioni come la desalinizzazione, l’energia oceanica e il trasporto marittimo a zero emissioni offrono un notevole potenziale di crescita, favorendo ulteriormente l’occupazione e lo sviluppo tecnologico.

Iniziative europee per la blue economy

Al fine di promuovere e sostenere la crescita della blue economy, l’Unione Europea ha lanciato diverse iniziative. Tra le più rilevanti ci sono il BlueInvest Fund e la Sustainable Blue Economy Partnership (SBEP).

Il BlueInvest Fund è un’iniziativa lanciata dalla Commissione Europea in collaborazione con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per sostenere le piccole e medie imprese (PMI) e le start-up innovative nel settore della Blue Economy. È un fondo che si concentra sullo sviluppo di tecnologie sostenibili legate all’oceano e ha il compito di fornire capitale di rischio per favorire lo sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili. 

La Sustainable Blue Economy Partnership (SBEP), invece, è una partnership internazionale che riunisce 59 partner provenienti da 25 paesi dell’UE con la finalità di promuovere la transizione verso una Blue Economy sostenibile. Questa si basa sulla cooperazione tra enti pubblici e privati e fornisce un quadro per lo sviluppo di progetti collaborativi a livello transnazionale. In particolare, sostiene progetti di ricerca e innovazione che mirano a sviluppare tecnologie e pratiche sostenibili nelle aree marine e costiere. La partnership mira a unire le risorse finanziarie e intellettuali di più nazioni per affrontare le sfide globali e prevede di mobilitare oltre 500 milioni di euro di investimenti nei prossimi anni. Questi strumenti giocano un ruolo cruciale nello sviluppo di un’economia blu più innovativa, sostenibile e resiliente, facilitando il percorso verso una crescita economica compatibile con la protezione dell’ambiente marino.