La conservatrice Kemi Badenoch ha definito impossibile il raggiungimento del net zero entro il 2050 per l’UK e ha dichiarato che il partito dei Conservatori abbandonerà l’impegno, voltando la faccia quindi a una delle politiche più significative introdotte dalla sua predecessora, Theresa May.
L’obiettivo della neutralità carbonica era il simbolo di un consenso trasversale tra i partiti nella lotta al cambiamento climatico, ma Badenoch ha promesso di smantellarlo, determinata a segnare una svolta rispetto alla sconfitta elettorale dei Conservatori dello scorso anno.
Il motivo dell’astio verso il net zero è strettamente legato all’acceso dibattito sui costi delle bollette elettriche che nel Regno Unito hanno raggiunto livelli record. Stando ai dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), infatti, sono attualmente oltre tre volte superiori a quelle degli Stati Uniti, quasi il doppio rispetto al Giappone e circa un terzo in più rispetto alla Germania. Di questo, numerose testate hanno incolpato e puntato il dito contro le energie rinnovabili, la cui produzione è in costante crescita, trainata in particolare dall’eolico. Tanto che, secondo quanto riporta il World Economic Forum, il settore dell’energia pulita è cresciuto nell’ultimo anno più dell’economia britannica (10,1% vs 0,9%).
Nonostante la maggior parte degli inglesi (80% della popolazione) continui a dichiararsi preoccupata per il cambiamento climatico e supporti le rinnovabili, il governo ha avviato una serie di revisioni strategiche. Tra queste, rientrano il ridimensionamento degli obiettivi di produzione di auto elettriche, il sostegno all’espansione dell’aeroporto di Heathrow e la possibile riduzione dei finanziamenti destinati a GB Energy.
Eppure, secondo quanto si legge sul Financial Times, attribuire l’aumento delle bollette unicamente alle energie rinnovabili sarebbe fuorviante. Il vero fattore determinante è stato infatti il prezzo all’ingrosso dell’elettricità, storicamente influenzato dal gas. Il sistema energetico britannico si basa infatti su un meccanismo di prezzi marginali, in cui il costo dell’elettricità viene determinato dalla centrale più costosa in funzione della domanda. Secondo un’analisi della testata, nel 2021 il gas ha influenzato il prezzo dell’elettricità nel Regno Unito per il 98% del tempo, mentre la media europea si attestava al 58%. Questo ha reso il paese particolarmente vulnerabile all’aumento dei prezzi internazionali del gas, come quelli avvenuti a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina.
Di conseguenza, sebbene i costi di produzione delle energie rinnovabili siano drasticamente diminuiti, ciò non ha portato a una riduzione delle bollette per i consumatori. Per far fronte a questa situazione, il governo sta puntando su un incremento della quota di energie rinnovabili e su maggiori investimenti nello stoccaggio energetico, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal gas e abbassare i prezzi all’ingrosso nel lungo periodo. Tra le proposte, vi è l’idea di spostare impianti rinnovabili e nucleari più vecchi su contratti a lungo termine con prezzi fissi, come quelli già utilizzati per i nuovi progetti di energia verde. Altri suggeriscono la nazionalizzazione delle centrali a gas o la creazione di un modello di prezzi a lungo termine per ridurne l’impatto sul mercato. Alcuni ritengono che GB Energy dovrebbe acquistare e gestire direttamente impianti rinnovabili per bypassare il mercato all’ingrosso e offrire energia a prezzi più bassi ai consumatori. Mentre gli scettici del net zero propongono invece un maggiore utilizzo dell’energia nucleare, che però è molto costosa, o un aumento della produzione nazionale di gas, ammesso che possa essere estratto in quantità sufficienti da influenzare i prezzi.
Il dibattito sull’efficacia degli obiettivi di neutralità carbonica deve quindi tenere conto delle complessità legate alle precedenti scelte politiche e alla struttura del mercato energetico. Criticare il net zero senza affrontare le reali cause del problema non può essere la soluzione. Al contrario, rafforzare l’industria britannica attraverso strategie energetiche sostenibili rappresenta la chiave per coniugare competitività economica e transizione ecologica.