Dopo il Greenwashing, lo Zero-Washing. È questo il rischio per le aziende che pongono degli obiettivi Net Zero molto nel lungo termine, senza implementare una seria politica per il raggiungimento di tali obiettivi scadenziata con tappe intermedie verificabili. E’ su questo aspetto che si focalizza l’attenzione e l’azione di RBC GAM (Royal Bank of Canada Global Asset Management), la divisione di asset management di RBC, che gestisce 486 miliardi di asset e include BlueBay Asset Management e Phillips, Hager & North Investment Management. “Fissare degli obiettivi Net Zero per il futuro significa che i gestori attivi devono impegnarsi sempre di più con le aziende per garantire che le dichiarazioni di investimento sostenibile siano esaustive” è la tesi di RBC GAM.
Leggere oltre le parole d’ordine
Mentre cresce l’interesse degli investitori per l’investimento responsabile e l’integrazione dei criteri ESG, il lessico di riferimento continua a evolversi. Spesso i termini vengono utilizzati in modo intercambiabile, ma nella pratica possono avere significati molto diversi, come nel caso di “Net Zero” (cioè quando le attività all’interno della value chain di un’azienda non comportano alcun impatto netto sul clima dovuto alle emissioni di carbonio, ndr) e “Carbon Neutral” (che si ha quando le emissioni di gas serra sono compensate da una pari quantità di emissioni ridotte, evitate o sequestrate, ndr). Allo stesso tempo, con l’introduzione di nuovi termini, il loro uso mirato e preciso può aiutare la comprensione nel panorama degli investimenti sostenibili.
In questo contesto, uno dei temi che il team European Equity di RBC GAM ritiene possa avere un impatto nel 2022 e oltre è lo “Zero-Washing“. Come evidenziato nel recente ESG Report di RBC, il termine, come la sua controparte “greenwashing”, indica quando un’azienda dichiara di fissare obiettivi di zero emissioni, spesso con scadenza in molti decenni nel futuro, ma con poche dimostrazioni o strategie sul modo in cui questi saranno raggiunti.
Distinguere target sostenibili da dichiarazioni di facciata
Sebbene la definizione di obiettivi sia inevitabilmente un punto di partenza necessario, alcune aziende, giustamente sottoposte a pressioni da parte degli investitori, potrebbero fissarli sapendo che l’orizzonte temporale consente loro di evitare un controllo a lungo termine.
Tuttavia, è necessario riconoscere che l’azzeramento netto non è facile da raggiungere, né da definire. Essendo un fenomeno relativamente nuovo – il primo obiettivo Net Zero è stato legiferato nel 2017 dalla Svezia – gran parte della comunità imprenditoriale e degli investitori opera in un vuoto di dati e di conoscenze quando si tratta di obiettivi Net Zero autentici.
Le aziende possono, con relativa facilità, anche nascondersi dietro un gergo e un linguaggio vago quando cercano di presentarsi come sostenibili. Data la comprensibile mancanza di uniformità in questo settore – dovuta alla natura soggettiva di alcuni aspetti e alla nascita di altri – un linguaggio ampio è talvolta abusato. Un esempio potrebbe essere quello di un’azienda che tiene in considerazione gli SDGs dell’ONU o li incorpora nel proprio reporting, ma che non fissa obiettivi o azioni basate su tali obiettivi e si limita a dare una credenziale “apparente”.
Il risultato è che un’azienda non fa quello che dice di fare: una forma di ipocrisia aziendale che sempre più spesso non sarà tollerata se smascherata.
Gli investitori devono promuovere la trasparenza
Con l’aspettativa che gli obiettivi Net Zero facciano parte della strategia aziendale, l’onere si sposta sugli investitori e sui consumatori per garantire che il management li accompagni con strategie chiare e attuabili, e che queste vengano controllate regolarmente e a livello granulare. Gli obiettivi e le metriche basate su prove sono i prossimi punti chiave dell’agenda Net Zero.
Non solo le aziende, ma anche i gestori patrimoniali hanno l’obbligo di garantire la veridicità delle loro affermazioni. Pertanto, la pressione sulle aziende per garantire la pianificazione strategica e l’attuazione dei loro obiettivi Net Zero è pari a quella esercitata sui gestori patrimoniali per garantire che non prendano per oro colato le affermazioni di un’azienda.
Per i gestori attivi, una parte importante è rappresentata dall’engagement con i team di gestione, per porre le domande più difficili e offrire il supporto necessario. Tuttavia, va sottolineato che, come per le aziende, anche per i proprietari di asset esistono complicazioni, con metodologie diverse per calcolare gli obiettivi Net Zero. Ad esempio, la Science-Based Target Initiative o la Net Zero’s Asset Owners Alliance spesso producono numeri diversi se implementati a livello di portafoglio. Il ruolo degli investitoti istituzionali può essere quello di stimolo e di controllo. Anche se le aziende non includono le emissioni Scope 3 nella loro pianificazione (cosa di per sé problematica), gli investitori dovrebbero cercare di farlo e di avviare un engagement con le aziende su questo tema?
Un esempio di come fissare obiettivi Net Zero credibili
Un esempio di una delle nostre società partecipate in portafoglio con obiettivi Net Zero credibili è un’azienda di gestione dell’energia, leader nel settore per il contributo dei ricavi da energia pulita. L’azienda in questione ha definito la propria strategia aziendale e allineato le operazioni con il proprio impegno in materia di emissioni di carbonio, utilizzando lo scenario di sviluppo sostenibile dell’International Energy Agency (IEA). L’azienda concentra la ricerca e lo sviluppo sulle tecnologie a impatto ambientale ed è leader del settore con il 5% del suo fatturato annuale investito in ricerca e sviluppo (R&S). La società, inoltre, ha definito una chiara e lunga tabella di marcia per raggiungere il Net Zero: neutralità degli ambiti 1 e 2 con compensazione delle emissioni di carbonio entro il 2025, ma senza compensazione entro il 2030; catena del valore end-to-end neutrale per le emissioni di carbonio (ambiti 1, 2 e 3) con compensazione delle emissioni di carbonio entro il 2040, ma senza compensazione entro il 2050.
Per tenere traccia dei progressi e del suo impegno, vengono fissati e rivisti periodicamente anche obiettivi e iniziative di sostenibilità a più breve termine. Per esempio, nell’ambito del progetto “zero carbon”, l’azienda collaborerà con i suoi primi 1.000 fornitori – che rappresentano il 70% delle sue emissioni totali di carbonio – per dimezzare le emissioni di Co2 delle loro attività entro il 2025. L’azienda, inoltre, ha già ridotto attivamente la carbon footprint della sua catena di fornitura. Negli ultimi 12 anni è riuscita a ridurre il consumo energetico dei suoi stabilimenti e centri di distribuzione del 10% ogni tre anni. Attualmente gestisce 30 siti a emissioni zero, e nei prossimi cinque anni se ne aggiungeranno oltre 150.
Secondo gli esperti di RBC GAM l’azienda dispone di una solida struttura per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette per i propri clienti, le proprie attività e la catena del valore. A livello più ampio, siamo stati incoraggiati nel vedere le nostre società partecipate proseguire con le loro attività ESG. Molte stanno accelerando le politiche esistenti e continuano a essere all’avanguardia nell’andare oltre le aspettative normative e dei consumatori.
L’approccio di RBC GAM nel selezionare le aziende con obiettivi Net Zero credibili
RBC GAM cerca di investire nelle migliori società del proprio universo d’investimento, al fine di offrire agli investitori rendimenti solidi. Utilizzando un approccio per singola società, la società di gestione adotta un approccio fondamentale e bottom-up per analizzare quei fattori che, in base all’analisi proprietaria dei problemi materiali e al punteggio, sono più importanti per un’azienda e per i suoi stakeholder. I team di gestione cercano di affrontare le questioni in modo che le aziende siano consapevoli dei loro punti di vista e delle loro preoccupazioni, con l’ulteriore vantaggio di creare un feedback loop in modo che RBC GAM, in quanto investitore, possa contribuire a facilitare il necessario passaggio a un contesto aziendale più sostenibile.
RBC GAM continua a prestare attenzione alle principali tendenze ESG per garantire di essere il più possibile all’avanguardia per conto dei propri clienti. Come sempre, il compito è comprendere queste sfumature, sostenere quelle che sono ritenute importanti e posizionare i portafogli di conseguenza.