Un vero e proprio boom degli investimenti nelle tecnologie per la transizione energetica, che nel 2022 hanno raggiunto il livello record di 1,3 trilioni di dollari (+19% rispetto al 2021). Ma restano importanti sfide, che possono però essere affrontate con una maggiore collaborazione internazionale. È ciò che l’IRENA (International Renewable Energy Agency), l’IEA (International Energy Agency e l’UN Climate Change High-Level Champions (UNCCHC) rivelano nell’analisi riferita allo scorso anno, The BreakTrhough Agenda, dal nome dell’iniziativa che riunisce paesi e imprese per collaborare tra loro nella trasformazione dei modelli economici.
L’accelerazione della transizione è un trend destinato a durare secondo gli autori dell’analisi, che stimano che la capacità aggiuntiva di elettricità rinnovabile aumenterà fino a oltre 440 GW nel 2023, con il solare fotovoltaico che rappresenterà due terzi di tale crescita. Guardando al futuro, se tutti i progetti annunciati verranno realizzati, la capacità di produzione del solare fotovoltaico supererà ampiamente le esigenze di implementazione dello scenario Net Zero Emissions entro il 2050 dell’IEA (scenario NZE) nel 2030.
Tra i driver che hanno spinto gli investimenti, secondo quanto riscontrato dai centri di ricerca, vi sono le politiche messe in atto dai governi, in parte in risposta alla crisi energetica globale, come l’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, il REPowerEU e il Fit-for-55 dell’UE, la politica giapponese per la realizzazione di una trasformazione in chiave sostenibile, il sistema di incentivi legati alla produzione dell’India e l’ultimo piano quinquennale della Cina.
Eppure, nonostante l’accelerazione della transizione energetica globale sia evidente e le prospettive siano ottimistiche, permangono delle sfide significative. Le emissioni globali di CO2 legate all’energia sono cresciute ancora dell’1% nel 2022, in un momento in cui dovrebbero diminuire in media di circa il 6% ogni anno. Inoltre, i progressi nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo sono ancora indietro, a causa degli ulteriori ostacoli derivanti dal mutevole contesto geopolitico.
Anche tra le economie avanzate sono necessari progressi più rapidi. Secondo IEA e IRENA, entro il 2030 il tasso di diffusione delle energie rinnovabili dovrà triplicare, le vendite annuali di pompe di calore dovranno quintuplicarsi e la realizzazione di impianti industriali a emissioni prossime allo zero (che oggi è appena iniziata) dovrà accelerare in modo significativo. In termini di investimenti, oltre il 90% dell’aumento dell’energia pulita registrato nel 2022 si è verificato nelle economie avanzate e in Cina. Il Global Landscape of Renewable Energy Finance dell’IRENA mostra che oltre il 50% della popolazione mondiale, residente principalmente nei paesi in via di sviluppo ed emergenti, ha ricevuto solo il 15% degli investimenti globali nelle energie rinnovabili nel 2022. La quota di investimenti in energie rinnovabili destinata a questi paesi è stata ridimensionata progressivamente diminuendo di anno in anno.
Infine, un altro ostacolo individuato da IEA, IRENA e UNCCHC è che, sebbene gli investimenti nel solare siano destinati a superare il petrolio per la prima volta nel 2023, gli investimenti totali nei combustibili fossili ammontano ancora a oltre 1.000 miliardi di dollari, in aumento rispetto al picco minimo del 2020.
Come affrontare al meglio le sfide che insidiano il percorso dei paesi verso la transizione energetica? Secondo IEA, IRENA e UNCCHC la risposta va individuata nella collaborazione tra i governi.
Indice
Il ruolo della collaborazione internazionale per la transizione
Nel report, gli autori illustrano come la collaborazione internazionale sarebbe essenziale per ottenere un’innovazione più rapida, maggiori economie di scala, più incentivi per gli investimenti e, ove necessario, condizioni di parità. Nel report vengono approfondite queste tematiche, considerando i progressi compiuti negli ultimi 12 mesi e utilizzando questa valutazione per fornire consigli ai governi, alle imprese e alla società civile. Ma la raccomandazione più importante è proprio uno sforzo internazionale più determinato in ciascun settore per accelerare il ritmo della transizione.
Tra i vantaggi di una collaborazione ben mirata vi sono la riduzione delle difficoltà e la scalabilità delle azioni intraprese individualmente dai paesi e dalle imprese, contribuendo a garantire una transizione più rapida e rendendo le tecnologie pulite e le soluzioni sostenibili più accessibili e alla portata di tutti. Le forme della collaborazione possono includere la cooperazione allo sviluppo e alla sperimentazione di nuove tecnologie e soluzioni, il coordinamento della distribuzione, l’invio di segnali di domanda congiunta per creare nuovi mercati, il miglioramento dell’offerta di assistenza tecnica e finanziaria e il coordinamento sugli standard, per contribuire a creare condizioni di parità laddove necessario.
Come la collaborazione può accelerare il progresso in ogni fase della transizione
Progressi nel 2022, ma modesti
Nell’ultimo anno si sono registrati solo modesti progressi nel rafforzamento della collaborazioneinternazionale nei settori trattati nel report, ovvero energia, idrogeno, trasporti stradali, acciaio e agricoltura. Importanti progressi, invece, nell’espansione dell’assistenza finanziaria e tecnica ai paesi in via di sviluppo in alcuni settori (tra cui energia, trasporti stradali, idrogeno e acciaio) e nella convergenza su standard per la misurazione delle emissioni e la definizione di prodotti a basse emissioni di carbonio. Passi in avanti anche nelle iniziative di ricerca e sviluppo nella maggior parte dei settori, sebbene permanga la necessità di condividere l’apprendimento in modo più approfondito con un insieme più ampio di paesi.
Gli autori sottolineano in particolare la necessità di molti più progressi nell’allineare le politiche per creare domanda di tecnologie pulite. Nel settore dei trasporti stradali, dell’acciaio, del cemento, dell’idrogeno e degli apparecchi che consumano elettricità, si perdono ancora le opportunità di creare segnali di domanda più forti per gli investimenti industriali e di accelerare la riduzione dei costi attraverso economie di scala. Per questo motivo, secondo IEA IRENA e UNCCHC, l’invio di forti segnali di domanda dovrebbe essere unapriorità assoluta per la collaborazione internazionale quest’anno. Sono inoltre necessari sforzi più determinati per avviare dialoghi sul commercio nei settori in cui potrebbe essere fondamentale per la transizione, in particolare l’acciaio e l’agricoltura.
Alla luce di ciò, nel complesso, gli sforzi attuali sono ancora lontani dallo sfruttare appieno il potenzialedella collaborazione internazionale per accelerare le transizioni. Sebbene la partecipazione a molte iniziative sia aumentata, nella maggior parte dei settori le principali iniziative internazionali non raggiungono ancora il numero di membri che coprono gran parte del mercato globale. Quindi, è necessario un maggiore impegno politico per passare da forme più “morbide” di collaborazione, come la condivisione delle migliori pratiche, a forme più complete come l’allineamento di standard e politiche, che sono più difficili ma possono produrre maggiori guadagni nella mobilitazione degli investimenti.
I progressi nei settori
Nell’analisi, le agenzie passano in rassegna i progressi raggiunti nei vari settori analizzati nell’ultimo anno. Per quanto riguarda il settore energetico, la diffusione delle energie rinnovabili è aumentata all’83% della nuova capacità di generazione di elettricità, anche se il tasso di diffusione annuale deve ancora triplicare entro il 2030. Relativamente all’assistenza tecnica e soprattutto finanziaria ai paesi in via di sviluppo, alla COP27 del novembre 2022 sono stati fatti annunci e promesse importanti con l’istituzione del fondo Loss and Damage, ma sul piano pratico c’è ancora molto da fare. Secondo IEA, IRENA e UNCCHC, sarebbe necessario in particolare per ridurre il costo del capitale nei paesi in via di sviluppo per sostenere la transizione nelle regioni più dipendenti dal carbone.
Rispetto alla collaborazione su progetti di ricerca e innovazione, nel report si sottolinea la necessità di condividere l’apprendimento con un insieme più ampio di paesi. Anche i progressi nella produzione di idrogeno verde lasciano desiderare se si pensa che essa è rimasta al di sotto di 1 Mt/anno nel 2022, rispetto alle 70-125 Mt/anno necessarie entro il 2030. Nell’ambito del tema dell’idrogeno, gli autori evidenziano l’urgenza di rafforzare il segnale della domanda collettiva di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, da parte di acquirenti sia pubblici che privati, passando dagli impegni ai fatti (cioè ai contratti e alle politiche). I settori da cui iniziare per creare rapidamente una domanda su larga scala sono quelli in cui l’idrogeno è già utilizzato, come i fertilizzanti e la raffinazione. Ma non vanno trascurati i settori in cui l’idrogeno pulito potrebbe fornire il massimo valore, come l’industria e il trasporto marittimo.
Nota positiva nell’analisi dei progressi dell’ultimo anno è il settore dei trasporti su strada, con le auto elettriche per passeggeri che rappresentano ora il 14% delle vendite totali di automobili, un tasso che raddoppia ogni 1,2 anni. Importanti passi in avanti anche nell’eliminazione dei veicoli usati più inquinanti dal commercio internazionale, soprattutto grazie agli accordi tra gruppi di paesi africani su standard minimi per i veicoli importati. Resta però la necessità che i paesi con i mercati più influenti guidino il ritmo della transizione verso tutti i nuovi veicoli a emissioni zero e attuino tale obiettivo attraverso politiche efficaci in tutti i segmenti di veicoli. Sono inoltre necessari ulteriori progressi per concordare standard internazionali per la sostenibilità delle batterie.
Nel settore dell’acciaio, gli autori prevedono che entro il 2025 verranno costruiti quasi 90 Mt di nuovi altiforni ad alte emissioni. Un numero decisamente più elevato dei nuovi impianti siderurgici a basse emissioni previsti nel futuro prossimo, pari a 13 Mt. Anche per quanto riguarda la fornitura di assistenza finanziaria e tecnica ai paesi in via di sviluppo nel settore dell’acciaio ci sono margini di miglioramento, che possono essere colmati ad esempio con il lancio di nuovi fondi. “C’è urgente bisogno di maggiori sforzi collettivi per creare domanda di acciaio a emissioni prossime allo zero: mentre la partecipazione alle iniziative del settore pubblico a questo scopo è aumentata (dal 9% al 20% del mercato globale), impegni di acquisto che potrebbero mobilitare gli investimenti industriali su larga scala non sono ancora stati realizzati”, si legge nel report. Altre priorità sono aumentare la condivisione dell’apprendimento derivante dai primi progetti dimostrativi con i paesi in via di sviluppo e ampliare le discussioni iniziali sul commercio e sulla transizione dell’acciaio per includere i maggiori produttori nelle economie emergenti.
Anche il settore dell’agricoltura resta altamente inquinante e vede una tendenza al rialzo a lungo termine delle emissioni, nonché della deforestazione legata alle colture. Sebbene ci siano stati alcuni nuovi impegni internazionali per gli investimenti in ricerca e sviluppo, rimane la necessità di una maggiore assistenza allo sviluppo, di scambi politici sostenuti e sostanziali e di cooperazione sugli standard e sul commercio. Questa esigenza è più urgente in relazione a soluzioni agricole sostenibili di comprovata efficacia, che potrebbero essere implementate più rapidamente, tra cui l’agroecologia e altri approcci sostenibili, fertilizzanti a basse emissioni, proteine alternative, allevamento di colture e bestiame, misure per ridurre le emissioni di metano del bestiame, riduzioni di perdite e sprechi alimentari, agricoltura digitale e servizi climatici per gli agricoltori.
Altro settore che continua a emettere una percentuale consistente di emissioni è quello edilizio, che ha visto un aumento delle emissioni dell’1% all’anno dal 2015. Secondo IEA IRENA e UNCCHC i codici obbligatori di efficienza energetica degli edifici rappresentano una politica nazionale chiave che richiede un aumento dell’assistenza tecnica per garantire che tutti i paesi li mettano in atto. Gli accordi internazionali su definizioni e standard che supportano la comparabilità e l’interoperabilità di questi codici possono aiutare a facilitare gli investimenti privati. Anche impegni allineati sugli appalti pubblici per edifici a zero emissioni possono aiutare a far crescere i mercati per nuovi metodi di costruzione, materiali e apparecchiature per l’edilizia, anche se alcuni dei guadagni di coordinamento potrebbero essere limitati dalla natura altamente localizzata del settore. Inoltre, è necessaria un’assistenza tecnica più accessibile per i paesi in via di sviluppo per sostenere la progettazione e l’attuazione delle politiche e per facilitare gli investimenti.
Il settore del cemento è tra i principali responsabili delle emissioni GHG (in continuo aumento dal 2015). Sebbene recentemente siano stati fatti annunci di grandi progetti per la produzione di cemento a emissioni prossime allo zero, la maggior parte delle tecnologie chiave richieste non sono ancora state implementate commercialmente su larga scala. Come nel settore dell’acciaio, l’urgente necessità è quella di attuare una forte azione collettiva per creare domanda per il prodotto a emissioni prossime allo zero e, sebbene i paesi e le aziende abbiano recentemente aderito a iniziative con questo intento, devono ancora trasformare tale intenzione in realtà effettiva.
Gli autori concludono sottolineando che è probabile che ci siano opportunità in altri settori non considerati dalla ricerca per migliorare la collaborazione internazionale e rendere meno difficile la transizione a basse emissioni di carbonio. Tra questi il trasporto marittimo, l’aviazione e i settori industriali diversi da acciaio e cemento (come prodotti chimici e plastica). Per ampliare le sinergie tra i paesi e le imprese, l’Agenda BreakThrough e i partecipanti della prossima COP28 hanno annunciato una partnership.