Per la prima volta dall’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) da parte dell’Onu nel 2015 (noti anche come Agenda 2030), il punteggio medio dell’SDG Index dell’Ue non è aumentato nel 2020, ed è leggermente diminuito, principalmente a causa dell’impatto negativo del Covid-19 sull’aspettativa di vita, la povertà e la disoccupazione. Lo rivela il terzo Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2021 redatto da Sustainable Development Solutions Network (SDSN), SDSN Europe e Institute for European Environmental Policy (IEEP).
L’Europa affronta le sue più grandi sfide relative agli SDG nei settori dell’alimentazione e dell’agricoltura sostenibili, del clima e della biodiversità, e nel rafforzare la convergenza degli standard di vita nei suoi Paesi e nelle sue regioni. La Finlandia è in cima all’SDG Index 2021 per i Paesi europei (e mondiali) anche perché è stata meno colpita dalla pandemia di COVID-19 rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’UE. Seguono altre due nazioni del Nord Europa, ovvero Svezia e Danimarca. I Paesi non ancora inclusi nell’Unione ma candidati all’ingresso nell’UE in futuro (Albania, Repubblica della Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Turchia, più la Bosnia-Erzegovina) hanno una perfomance ben al di sotto della media UE, anche se stavano facendo progressi prima dell’arrivo della pandemia.
Il Rapporto prende in considerazione anche l’impatto ambientale e sociale del consumo di beni e servizi nell’Ue sui Paesi esteri che li producono. Se da un lato le emissioni domestiche di CO2 sono già in diminuzione da diversi anni nell’Ue, le emissioni di CO2 emesse all’estero per soddisfare i consumi comunitari (le cosiddette emissioni di CO2 importate) sono aumentate a un ritmo più rapido del Pil. Attraverso le importazioni, ad esempio di cemento e acciaio, l’Europa genera emissioni di CO2 in altre parti del mondo, tra cui Africa, Asia-Pacifico e America Latina. La tolleranza verso standard di lavoro scadenti nelle catene di approvvigionamento internazionali può danneggiare le categorie più svantaggiate, in particolare le donne, in molti Paesi in via di sviluppo.
Ogni anno nel mondo le importazioni di prodotti tessili nell’Ue sono legate a 375 incidenti mortali sul lavoro (e a 21.000 incidenti non mortali). Secondo il rapporto, “la proposta di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), di altri meccanismi di adeguamento e di ‘clausole specchio’, e il nuovo regolamento sulla Due Diligence possono aiutare ad affrontare e a monitorare le rilocalizzazioni delle emissioni di carbonio e gli altri impatti negativi”. Tuttavia, aggiunge il rapporto, “per evitare la trappola ‘protezionista’, questi meccanismi dovrebbero essere accompagnati da una maggiore cooperazione tecnica e da un maggiore supporto finanziario per accelerare i progressi verso gli SDG nei paesi produttori”.