La sfida ambientale e climatica, l’aumento dei costi dell’energia e la necessità di investimenti strutturali sono alla base di molte novità introdotte da Arera nel nuovo Metodo tariffario idrico per il quarto periodo regolatorio 2024-2029 (MTI-4).
Gli attori della regolazione non possono più ignorare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle risorse naturali da cui dipende la nostra economia. Soprattutto quando si ha a che fare con una risorsa come l’acqua. Questa considerazione è alla base di molte delle novità introdotte da Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, all’interno del Metodo tariffario idrico per il quarto periodo regolatorio 2024-2029 (MTI-4).
Indice
Cos’è il Metodo tariffario idrico
L’Arera è un’autorità amministrativa indipendente che ha il compito di regolamentare e controllare vari settori di pubblica utilità: energia elettrica, gas naturale, servizi idrici, ciclo dei rifiuti e telecalore. È finanziata attraverso un contributo sui ricavi degli operatori (e non, dunque, attingendo al bilancio dello Stato) e ha il compito di garantire la concorrenza e l’efficienza nell’erogazione dei servizi. Tra i suoi compiti c’è anche quello di predisporre, e rivedere periodicamente, il metodo tariffario per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato. In sostanza, sono le linee guida a cui i vari operatori si devono attenere per stabilire le tariffe che applicano agli utenti per il consumo dell’acqua pubblica e per i vari servizi correlati alla gestione delle risorse idriche.
Le principali novità del MTI-4 per il periodo 2024-2029
Ufficializzato con una delibera alla fine del 2023, il Metodo tariffario idrico per il quarto periodo regolatorio 2024-2029 (MTI-4) introduce varie novità, anche rilevanti, che rispondono alle sfide poste dal contesto esterno. Sfide che sono legate anche alla sfera della sostenibilità. Un settore idrico efficiente è infatti alla base della sussistenza delle persone e delle attività economiche di ogni tipo, agricole come industriali. Al tempo stesso, però, subisce in modo dirompente l’impatto dei cambiamenti climatici, i quali intensificano tanto le ondate di caldo e siccità (basti pensare a quella record dell’estate 2022) quanto gli eventi meteo estremi, come piogge torrenziali, alluvioni e grandinate. Diventa dunque urgente trovare il giusto equilibrio che permetta di attingere a questa risorsa essenziale senza però depauperarla. Un report pubblicato da Laboratorio Ref Ricerche legge sotto questa lente i punti principali del MTI-4.
L’allungamento del periodo regolatorio
Il primo cambiamento sta nel fatto che, a differenza dei precedenti metodi tariffari idrici che erano validi per quattro anni, il MTI-4 estende il periodo regolatorio a sei anni, cioè dal 2024 al 2029. Non si tratta soltanto di una variazione burocratica, anzi, tanto più perché – contestualmente – anche il periodo di riferimento del Piano delle Opere Strategiche (POS) viene esteso al 2035. L’intento è quello di incentivare gli operatori a programmare i propri investimenti nel medio-lungo termine, con una visione strategica.
Il riconoscimento dei costi in tariffa
L’impianto della tariffa idrica resta lo stesso, con cinque componenti (costi operativi, costi di capitale, costi ambientali, fondo nuovi investimenti e conguagli) e sei schemi tariffari. Un forte elemento di discontinuità, invece, sta nel riconoscimento dei costi in tariffa. Nel 2022, infatti, lo scoppio della guerra in Ucraina e lo stop alle forniture di gas russo hanno innescato la ben nota crisi dell’energia, con un’impennata dei prezzi. Questo ha eroso pesantemente i margini di redditività degli operatori, perché i costi riconosciuti in tariffa erano calcolati a partire dai dati di bilancio 2020 e dunque risultavano ben più bassi rispetto a quelli effettivi. Con il MTI-4, anche il costo dell’energia viene ritenuto “esogeno”, cioè fuori dal controllo dei gestori. Ciò significa che in prima battuta si riconosce il costo a consuntivo, per poi andare a conguaglio con un nuovo meccanismo che consente di recuperare i costi sostenuti anche se si discosta dal livello di riferimento ritenuto “efficiente”.
L’ampliamento del servizio idrico al drenaggio urbano
Un’altra novità è legata al drenaggio urbano, cioè a quel mix di infrastrutture e pratiche volte a gestire le acque piovane e le acque di superficie nei centri abitati. In altre parole, reti di fognature per l’acqua piovana, bacini di ritenzione, canali di scolo e fossati, sistemi di drenaggio, pozzi di infiltrazione e tutti quei sistemi che prevengono le inondazioni e limitano i danni. Almeno per il periodo 2024-2029, gli operatori avranno la facoltà di considerare i costi operativi e di capitale del drenaggio urbano all’interno della tariffa del servizio idrico integrato. Così facendo, Arera mostra la volontà di attribuire loro la gestione tout court della risorsa idrica: trattandosi di soggetti sottoporti a una stretta regolamentazione, questo dovrebbe offrire maggiori garanzie. Tanto più in uno scenario in cui gli eventi meteo estremi diventano sempre più frequenti ed è quindi essenziale che le città siano preparate ad affrontarli.
Promozione dell’efficienza energetica e della circolarità
Il Metodo tariffario idrico per il quarto periodo regolatorio 2024-2029 (MTI-4) introduce, inoltre, due meccanismi incentivanti legati alla sostenibilità ambientale del servizio idrico integrato.
Il primo premia quei gestori che, nel 2025, riescono ad acquistare meno energia elettrica da fornitori esterni rispetto al quadriennio 2020-2023. Considerato che parallelamente l’Arera riconosce in tariffa i costi dell’energia autoprodotta e autoconsumata, il suo intento è chiaro: spingere per l’installazione di impianti di produzione di energia pulita, in particolare fotovoltaici. Oggi la quota di autoproduzione soddisfa una quota minima del fabbisogno energetico del settore del servizio idrico integrato, appena l’1%, e sconta peraltro alcuni limiti oggettivi, perché lo spazio per lo sviluppo impiantistico è limitato. Ma la direttiva europea Acque reflue spinge prepotentemente in questa direzione: la sua ultima versione prevede che entro il 2045 le energie rinnovabili coprano per intero il fabbisogno degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane con un carico di almeno 10mila abitanti equivalenti (un’unità di misura delle sostanze organiche biodegradabili imputabili per convenzione a un’utenza civile). È prevista inoltre l’estensione al trattamento terziario e quaternario, cioè quelli che riducono rispettivamente le concentrazioni di nutrienti e di composti farmaceutici o altre molecole complesse.
Il secondo incentivo invece si focalizza sul riuso delle acque reflue, in un’ottica di economia circolare. Arera introduce infatti un indicatore (chiamato RIU) che misura la quota di acqua depurata effettivamente consegnata a utenti al di fuori del servizio idrico integrato sul totale dell’acqua potenzialmente destinabile a tale scopo. Un meccanismo piuttosto complesso, parametrato su diverse variabili, che ha un obiettivo ben chiaro: far sì che investire nello sviluppo del riuso diventi economicamente conveniente per i gestori del servizio idrico integrato.
Verso una gestione sostenibile e resiliente della risorsa acqua
Il report del Laboratorio REF ci tiene a sottolineare quanto il MTI-4 sia un’occasione per accelerare la transizione verso un modello di gestione sostenibile e resiliente della risorsa acqua. Questo perché introduce incentivi e strumenti concreti per portare avanti investimenti fortemente necessari per il sistema Paese. Spetta ai gestori del servizio idrico integrato il compito di cogliere queste opportunità, con uno sguardo strategico al medo-lungo periodo. Questo percorso, però, è un gioco di squadra che si impernia sul dialogo con gli Enti di Governo d’Ambito, le Autorità di Bacino Distrettuale e i capitali privati, da affiancare ai contributi pubblici.