Quali sono le condizioni per una rigenerazione urbana in ottica smart che migliori la vivibilità, l’efficienza e la produttività delle città? Come si coniugano tecnologia e inclusione nelle città del futuro? E, soprattutto, come fare in modo che la transizione energetica non sia un lusso che possono permettersi in pochi (vedi direttiva su case green e mobilità elettrica)? Le risposte a questi temi, e non solo, sono state al centro del secondo incontro dei Green & Blue talks organizzato da RCS Academy su Smart Green Cities.
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Le città come centri di produzione e condivisione dell’energia
Non si può parlare di smart cities senza parlare di reti elettriche che alimentano tutto quello che le rende smart (come i sensori) e che sono esse stesse facilitatori di connettività, ha fatto notare Gianni Vittorio Armani (Enel Grids & Innovability), aggiungendo che 35.000 km della rete di distribuzione sono già connessi in fibra e che in Italia gran parte delle reti di telecomunicazioni, sia fisse che mobili, si appoggiano sulle infrastrutture elettriche. Oggi 1,5 milioni di clienti consumatori di elettricità sono anche produttori e di questi 400.000 hanno anche capacità di stoccaggio per se stessi e per la rete. È un fenomeno destinato ad aumentare e nel 2030 si prevedono 4 milioni di produttori di energia distribuiti sul territorio. In Europa i consumi di tipo elettrico passeranno dal 20% al 50%, il che comporterà la ricerca di maggiore sostenibilità e flessibilità.
Il focus sulle città parte dalla considerazione che i centri urbani sono responsabili del 75% delle emissioni di gas climalteranti e consumano circa il 65% dell’energia globale, quindi la trasformazione delle città è ineludibile e richiede una progettazione che coinvolga pubblica amministrazione e imprese, avvalendosi della transizione digitale per raggiungere l’obiettivo del net zero, ha fatto notare Valentina Infante (Edison Next). Sistemi condivisi per l’uso di energie pulite, creare quartieri autosufficienti con sistemi come il teleriscaldamento intelligente, comunità energetiche rinnovabili per ridurre sprechi energetici sono alcune delle strade possibili. Sviluppo energetico e sviluppo urbanistico vanno progettati insieme per essere sostenibili, tenendo in considerazione che l’uso delle fonti energetiche è asincrono (cioè non vengono usate allo stesso momento da tutti) e la tecnologia è il mezzo per gestire questa variabilità.
Mobilità elettrica e infrastrutture di ricarica
Mobilità elettrica vuol dire innanzitutto infrastrutture per la ricarica e dialogo con il mondo dell’energia. Nel 2030, ha spiegato Fabio Pressi (A2A E-Mobility), il 75% delle ricariche verrà fatto in casa o in ufficio e solo la parte restante per mezzo delle colonnine distribuite nella città. A2A ha elettrificato quasi tutta la flotta con 700 veicoli full electric e 90 punti di ricarica aziendali e l’organizzazione perché al mattino tutti i mezzi siano carichi è un elemento da tenere in considerazione. La generazione elettrica all’interno delle aziende diventa quindi sempre più importante. A2A punta su ricariche diffuse per la città, non invasive (22mila nel 2030) e a bassa potenza, poiché le infrastrutture devono essere su misura delle reali necessità.
Per il 2035 è prevista la fine dei motori endotermici e il passaggio all’elettrico è sostenuto anche dallo sharing dei veicoli come auto e monopattini elettrici. L’evidente crescita della micromobilità elettrica testimonia la portata di quest’innovazione. Ancora una volta la tecnologia, soprattutto la gestione dei big data, può facilitare il cambiamento. Sulla mobilità sostenibile extraurbana e urbana Paolo Pedersoli (JAKALA) ha illustrato l’esperienza dell’app realizzata per il comune di Amburgo che, con un’unica interfaccia, permette di acquistare biglietti del treno, traghetti, bus, monopattini, driver. Una piattaforma unica in cui viene convogliata un’enorme massa di dati che diventa anche base per scelte politiche di pianificazione della mobilità sul territorio (ad esempio dove potenziare le linee di trasporti o fare parcheggi).
Non è più tempo di città che non dormono mai
Milano è la città più smart d’Italia e i vantaggi della digitalizzazione sono evidenti, ma questa non deve essere mai fine a sé stessa. Per il sindaco Beppe Sala il modello di città frenetica e aperta h24 oggi non convince più: i tempi della città devono essere ripensati e non funziona più che tutti alle 8,30 siano a scuola e negli uffici, sovraccaricando trasporti e traffico.
Per facilitare la transizione energetica sono necessari anche meccanismi di compensazione (ad esempio comunità energetiche con tariffe agevolate per le fasce più deboli) da condividere con l’autorità centrali, ha evidenziato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Tra gli esempi di iniziative green e inclusività, poi, Matteo Campora (assessore trasporti Genova) ha illustrato gli incentivi per l’acquisto di mezzi elettrici e il potenziamento del trasporto pubblico con gratuità in certe fasce orarie della metropolitana e l’obiettivo di triplicarne la rete e puntare ad una gratuità totale nel 2027.
Enrico Postacchini e Paolo Testa (Confcommercio) hanno espresso l’obiettivo dell’associazione di essere protagonista del cambiamento insieme agli enti locali per trovare un equilibrio tra la bellezza delle città e funzionalità. Il progetto Cities, con l’analisi di big data, disegna gli scenari evolutivi delle città italiane (che sono state costruite mettendo a disposizione del cittadino tutti i servizi a breve distanza) e intende valorizzare questo patrimonio unico in funzione degli impatti delle trasformazioni urbane sui sistemi economici e delle necessità di competitività globale delle imprese del terziario urbano.
Lipsia: nuove alleanze tra città e natura
La città tedesca da alcuni anni ha puntato gli investimenti sulle infrastrutture verdi e blu per combattere l’inquinamento e contrastare i danni da eventi climatici estremi. Non è facile equilibrare le esigenze di città e natura ma occorre trovare questa nuova alleanza, secondo il presidente di Eurocities e sindaco di Lipsia Burkhard Jung. La pulizia dei corsi d’acqua, la creazione di piste ciclabili e di locali lungo i fiumi insieme al recupero di aree industriali hanno incentivato il turismo e reso più attrattive zone prima trascurate. Da circa 10 anni poi il progetto di donare alberi alla città con le targhe dei donatori ha fatto aumentare le aree verdi.