Da Smart city a Wellbeing city. È questo lo slogan di UpTown, il nuovo quartiere a nord-est di Milano non solo improntato alla sostenibilità ambientale, ma a un concetto più esteso di raggiungimento di un benessere sociale inclusivo in cui la persona è al centro. UpTown, il primo smart district italiano propone una nuova modalità di sviluppo urbano centrata sulla sostenibilità a 360 gradi dove si incontrano innovazione, qualità della vita, verde e attenzione alla comunità.
UpTown ha tutte le caratteristiche del quartiere del futuro. L’area prevede servizi quali il trasporto pubblico, il car sharing elettrico, il bike sharing, quindi tutto ciò che rende fisicamente connesso il quartiere al resto della città in modo sostenibile, che si sommano a un’efficiente gestione energetica, a una ridotta produzione di rifiuti e a un contenimento dell’effetto isola di calore. “L’idea da cui siamo partiti è il concetto di benessere della persona e di una nuova visione della città più ampia. Non solo, quindi, tecnologicamente intelligente, ma anche a servizio delle relazioni umane e in cui lo sviluppo urbano ponga quale obiettivo primario il benessere fisico, mentale ed emotivo”. ha dichiarato Attilio Di Cunto, amministratore delegato EuroMilano, in questa intervista a ESGnews.
Proprio l’attenzione agli aspetti ambientali e sociali ha permesso al distretto milanese di ottenere a marzo la certificazione GBC Quartieri® Gold: “si tratta non solo del primo caso di quartiere certificato sostenibile in Italia, ma di uno dei più estesi in Europa” ha ricordato Di Cunto.
Ci può raccontare in cosa consiste il progetto UpTown e a che punto è della sua realizzazione?
UpTown è un ambizioso progetto di rigenerazione urbana che intende essere il più avanzato e pioneristico modello abitativo di lungo termine, un vero e proprio paradigma per il futuro. UpTown è stato il primo progetto a proporre in Italia una nuova modalità di sviluppo urbano centrata sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e quindi qualificandosi come il primo Smart District italiano. Non lo diciamo noi, sia ben chiaro, lo dicono i fatti: basta fare una veloce ricerca su Google e ricostruire la storia recente. Quando tutti parlavano di Smart City e di sostenibilità, UpTown era già in avanzata fase di realizzazione proprio secondo questi principi. Con lo svolgersi della realizzazione, poi, è emersa la dimensione innovativa e internazionale del progetto. Oggi siamo intorno al 50% del nostro percorso e a maggio verrà presentato il quarto dei sei isolati previsti dal masterplan.
UpTown si definisce il primo distretto residenziale smart e sostenibile in Italia. Come si declinano nel concreto queste due caratteristiche?
La Smart City per EuroMilano non è una città legata solo alla tecnologia, ma è una città attenta ai suoi abitanti, allo sviluppo sostenibile e alla qualità ambientale, al risparmio energetico, alla crescita dei cittadini del domani. La città è per sua stessa natura un’entità viva, somma di componenti sociali ed economiche diverse, frutto di dinamiche che si intrecciano, di vite che si incrociano. Fin dalla sua origine, nel 2011, il masterplan ha studiato le radici della convivenza urbana e ha inteso progettare un luogo bello e vitale. Smart City, dunque, significa anzitutto smart citizens: che si tratti di un edificio, un complesso residenziale o un distretto, l’Information and Communication Technology (ICT) è sempre al servizio di una buona architettura, della sostenibilità e delle relazioni umane, come acceleratore nella creazione di una comunità. Inoltre, gli aspetti tecnologici possono arricchire la ricerca sulla qualità dell’abitare e sulla salute dei suoi abitanti e per questo UpTown si orienta verso la Wellbeing City dove il benessere fisico, mentale ed emotivo è l’obiettivo primario dello sviluppo urbano.
UpTown è anche il primo quartiere italiano a impatto zero. Come siete riusciti a ottenere queste prestazioni?
Prima di darle una risposta tecnica, vorrei darle una risposta “filosofica”: ci siamo riusciti grazie a una visione di sviluppo per la quale in molti ci dicevano che eravamo dei pazzi. Cascina Merlata – che ospita lo smart district UpTown – era un non-luogo. Abbiamo anticipato i tempi, messo in campo un progetto che sembrava pazzesco, ma era “solo” avveniristico. Da un punto di vista tecnico, questa visione si è sostanziata grazie alle enormi possibilità offerte dalla tecnologia. Il riscaldamento è provvisto dalla più grande rete di teleriscaldamento privata italiana, che si alimenta grazie al termovalorizzatore di Figino. Questo a sua volta si sta progressivamente evolvendo grazie a tecnologie sempre più sicure e pulite. Il raffrescamento estivo viene fornito grazie a una rete di ben settanta pozzi geotermici, da cui si preleva l’acqua di falda che rinfresca gli edifici e poi viene reimmessa nel terreno dopo essere stata opportunamente trattata. Ogni edificio (in classe energetica A) ha il proprio impianto fotovoltaico e l’illuminazione è a LED. Il parco da 30 ettari e i 3.500 alberi poi fanno sicuramente la loro parte.
Efficienza energetica, verde, ciclabili. Oltre all’attenzione all’ambiente come avete pensato di valorizzare gli aspetti di sostenibilità sociale verso la comunità e le fasce di popolazione più fragili?
Avevamo, e abbiamo ancora oggi, la forte consapevolezza di trovarci di fronte a una sfida: il nostro obiettivo era trasformare una zona priva di vocazione in una nuova centralità. Il rischio era creare un ghetto, isolato dal resto della città, magari destinato a diventare un nuovo quartiere dormitorio – come molte altre soluzioni anche recenti – oppure un quartiere di lusso, una enclave comunque sempre sconnessa dal tessuto urbano circostante. Il masterplan, in linea con le strategie di sviluppo europee più innovative, ha previsto abitazioni e strutture rivolte alla cittadinanza con capacità di spesa differenti, quindi per garantire inclusione e varietà di offerta sono presenti la residenza libera, la convenzionata e il social housing. Al piede degli edifici i fronti commerciali di vicinato offrono molteplici servizi. Noi crediamo fermamente nel concetto di città policentrica, che non è semplicemente la città dei quindici minuti, ma un’entità viva che, attraverso molteplici punti di forza e di vitalità, è capace di essere attrattiva per tutte le fasce di cittadini. Nel quartiere di Cascina Merlata si trovano soluzioni abitative per tutte le aspettative, fuse in un contesto di inclusione e condivisione che non mi pare di vedere altrove a Milano. Una mixité di funzioni abitative più che innovativa, direi quasi sbalorditiva. Inoltre, siamo stati i primi ad avviare un progetto di placemaking, coordinato da una district manager e basato sulla partnership con gli altri operatori presenti nel distretto di Cascina Merlata. Ogni giorno intorno e dentro la Cascina vengono organizzate attività culturali e di intrattenimento aperte al pubblico, che mirano a consolidare lo spirito di appartenenza della comunità di residenti al quartiere. In questo modo cerchiamo di contribuire alla creazione di un’identità peculiare del luogo che stiamo trasformando, offrendo spunti di inclusione e di condivisione.
Con il vostro progetto siete voluti andare oltre il concetto di smart city per arrivare a uno più ampio di wellbeing city. Cosa significa e cosa comporta per le persone che vivono il quartiere?
Significa prima di tutto scegliere uno stile di vita. Prima ancora della casa, prima dell’ecosistema di servizi che il quartiere offre, noi proponiamo uno stile di vita improntato al benessere, che non intendiamo come concetto esclusivo, ma assolutamente aperto a tutti. Da anni diciamo che mettiamo la persona al centro. Oggi che è diventato quasi un modo di dire, guardo a questo nuovo quartiere e vedo luoghi di aggregazione per tutti, un grande parco, una scuola, una rete di trasporto che abbiamo contribuito a finanziare, tutti servizi assolutamente pubblici. Al fondo di tutto c’è la condivisione dei valori di sostenibilità: è questo il collante che unisce la comunità dei residenti. Chi viene qui a vivere sa – a prescindere dalle proprie possibilità economiche – che può essere parte di un progetto improntato ai temi della sostenibilità, in cui ognuno è chiamato a fare la sua parte.
Quali sono gli elementi più importanti da considerare per riqualificare un’area sotto il profilo della sostenibilità?
Anche qui direi che c’è una risposta più tecnica e una più “filosofica”, se mi permette. Il progetto di riqualificazione urbana si poggia su pilastri di innovazione tecnologica all’avanguardia e in costante aggiornamento. I building sono delle macchine molto complesse, la cui efficienza energetica – e quindi l’impatto ambientale – dipende dal buon uso che se ne fa. Ergo, la partecipazione dei residenti è fondamentale. E qui veniamo alla “filosofia”: chi viene ad abitare ad UpTown deve essere conscio e partecipe di questa visione di sostenibilità, deve adottare comportamenti virtuosi e contribuire al buon esito delle possibilità offerte dal sistema infrastrutturale. E poi, ovviamente, i servizi quali il trasporto pubblico, il car sharing elettrico, il bike sharing (quindi tutto ciò che rende fisicamente connesso il quartiere al resto della città in modo sostenibile) si sommano a un’efficiente gestione energetica, a una ridotta produzione di rifiuti, a un contenimento dell’effetto isola di calore, e così via.
Quali sono gli elementi che vi hanno permesso di ottenere la certificazione GBC Quartieri® Gold?
Il mix di funzioni, le infrastrutture realizzate nell’ambito del piano e l’adozione dei più attuali principi di sostenibilità rendono questo quadrante del capoluogo lombardo un polo di eccellenza per le metriche ESG. E’ una best practice all’avanguardia nel panorama europeo, confermata proprio dalla recente certificazione GBC Quartieri® Gold: si tratta non solo del primo caso di quartiere certificato sostenibile in Italia, ma di uno dei più estesi in Europa. GBC Italia, infatti, è la seconda organizzazione nazionale, dopo quella tedesca, a redigere un proprio protocollo di certificazione interamente elaborato sulle specificità nazionali e non semplicemente mutuato da quelli internazionali. Il percorso è stato virtuoso, perché i criteri di sostenibilità su cui è basato il progetto UpTown – anche alla luce delle peculiarità legislative, culturali, ambientali italiane – hanno raggiunto livelli di eccellenza in particolare per ciò che riguarda le aree tematiche Innovazione nella Progettazione e Localizzazione e Collegamenti del Sito, confermando l’alto valore delle scelte compiute.