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Intervista

Deepki: tra real estate e città dei 15 minuti, cosa serve per creare aree urbane più sostenibili

Attualmente oltre il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e, secondo lo United Nations Human Settlements Programme, la percentuale supererà il 68% entro il 2050. Se da un lato le aree urbane contribuiscono a generare oltre il 70% del PIL mondiale, dall’altro sono anche le prime responsabili del cambiamento climatico, con il 60% delle emissioni globali di gas serra. È dunque urgente introdurre provvedimenti efficaci per limitare l’impatto negativo delle città sull’ambiente e sulle persone che le popolano.

Fondata nel 2014, Deepki ha fatto della riduzione dell’impatto ambientale del real estate la sua mission aziendale. “Una delle sfide più complesse per le organizzazioni che operano all’interno delle città riguarda la contabilizzazione delle emissioni di gas serra, sia all’interno che all’esterno dei confini cittadini” dichiara Xana Muñiz Vázquez, Vice President Southern Europe & LATAM di Deepki in questa intervista a ESGnews in cui ha spiegato come la società di advisory contribuisce alla creazione di aree urbane più sostenibili.

Cos’è Deepki e qual è la sua mission?

Fondata nel 2014, Deepki ha sviluppato una soluzione SaaS che utilizza l’intelligenza dei dati per guidare gli operatori del settore immobiliare nella loro transizione a zero emissioni.  Il Real Estate è responsabile del 37% delle emissioni globali di CO₂ ed è quindi necessario riprogettare gli spazi urbani con un’impronta sostenibile.Proprio per questo Deepki ha deciso di fare della riduzione dell’impatto ambientale di tale settore la propria mission. Operiamo in 52 Paesi e grazie ai nostri servizi abbiamo contribuito a ridurre oltre 180mila tonnellate di CO2 equivalenti.

Sfruttando la piattaforma SaaS e l’esperienza nel settore immobiliare, accompagniamo gli stakeholder lungo il percorso che va dalla raccolta e analisi dati all’implementazione di una strategia ESG, con lo scopo di accelerare la transizione ambientale del settore immobiliare verso la decarbonizzazione e la sostenibilità.

Si parla molto di “città dei 15 minuti” in che modo tale modello contribuirebbe a rendere le aree urbane più sostenibili?

Negli ultimi anni il concetto di “prossimità” ha raccolto un’attenzione significativa anche grazie a modelli di architettura urbanistica quali il modello della “Città dei 15 minuti” di Carlos Moreno, urbanista e professore all’Università Sorbona di Parigi, secondo il quale i quartieri di una città dovrebbero essere progettati in modo tale che i cittadini possano raggiungere ogni servizio essenziale entro un raggio di 15 minuti a piedi (o in bicicletta) dal luogo in cui vivono. Questo modello, già in fase di implementazione in alcune metropoli globali quali New York e Parigi, presenta numerosi vantaggi: dalla riduzione del traffico automobilistico e dell’impronta di carbonio, al miglioramento della salute e della sicurezza dei cittadini, fino al potenziamento dell’economia dell’intera città, con un conseguente impatto sulla vita sociale e il benessere delle persone. Nel 2020 la pandemia e la conseguente fase di quarantena hanno reso evidente la vulnerabilità delle città nella loro struttura attuale e palesato la necessità di un ripensamento radicale: l’implementazione di modelli urbanistici sostenibili consentirebbe dunque non solo di ridurre le emissioni, ma anche di applicare soluzioni di welfare e assistenzialismo sociale, migliorando la vita di chi vive lontano dal centro nelle periferie. 

In Italia a che punto siamo nell’adozione di questo modello urbano?

In Italia alcune città hanno già iniziato a adoperarsi per implementare alcuni presupposti del modello della città in 15 minuti. Milano, per esempio, è in prima linea nell’adozione di questo modello. La città è impegnata nella sfida di creare quartieri residenziali integrati al di fuori del centro cittadino, in cui abitazioni, uffici, servizi pubblici e spazi verdi possano coesistere assieme. In particolare, spicca il progetto della Loreto Open Community, che intende applicare il concetto dei 15 minuti “in scala”, per restituire a Milano uno spazio, Piazzale Loreto, come luogo in cui la comunità possa beneficiare di molteplici servizi essenziali in modo coeso e inclusivo. Anche a Roma sono stati recentemente stanziati circa 22.5 miliardi destinati ai primi interventi di rigenerazione urbana per far sì che i cittadini abbiano servizi primari a portata di mano: dalle scuole, agli uffici anagrafici, fino alle biblioteche e le aree ludiche e verdi. 

Quali sono le principali criticità nell’implementazione del modello della “città dei 15 minuti”?

Nello sviluppo di città più sostenibili spesso si incorre all’assenza dei finanziamenti necessari e di un utilizzo consapevole e mirato degli stessi, nonché al mancato coinvolgimento di professionisti dedicati al raggiungimento di tale obiettivo. Anche vincoli strutturali e urbanistici giocano un ruolo fondamentale nella pianificazione e riqualificazione degli spazi. Per strutturare un modello di città sostenibile secondo il modello della “Città dei 15 minuti” occorre, anzitutto, mettere in atto un piano progettuale concreto per decentralizzare le funzioni primarie ai quartieri periferici e connettere i medesimi in modo funzionale e pratico. È necessario partire da iniziative di facile implementazione e alto valore aggiunto, come l’imposizione di limiti di velocità nei centri urbani, la pedonalizzazione di spazi pubblici o la riqualificazione di spazi abbandonati, per poi focalizzarsi su una pianificazione mirata dei servizi di prima necessità, dedicando risorse mirate alle periferie e ai quartieri più svantaggiati. Anche i cittadini devono adottare abitudini di vita più sostenibili affinché il nuovo modello non sia un fallimento come, per esempio, abbandonare il trasporto privato a favore di quello pubblico.

Ma gli investitori privati prendono in considerazione gli aspetti ESG nelle loro scelte di investimento nel settore immobiliare?

Oggi in generale gli investitori privilegiano per i loro investimenti società che tengano in considerazione e integrano criteri ambientali e sociali come la diversità e l’inclusione, i diritti dei lavoratori e i diritti umani e con una chiara strategia di decarbonizzazione. Eppure, secondo la recente ricerca “Overcoming the energy crisis in commercial Real Estate”, realizzata daDeepki intervistando 250 asset manager di immobili commerciali nel Regno Unito, in Francia, Germania, Spagna e Italia, un quinto (21%) degli intervistati ritiene che la propria organizzazione non abbia le competenze necessarie per valutare le performance ESG dei propri asset, al fine di sviluppare una strategia di decarbonizzazione. Data la varietà di temi sociali e la possibilità di interpretazioni soggettive dell’impatto di un’organizzazione, per gli investitori fare previsioni attendibili relative alle sfide legate all’implementazione di un piano di decarbonizzazione può rivelarsi estremamente complesso.

Quali sono le difficoltà e in che modo Deepki può essere di supporto?

Persiste per esempio ancora una notevole difficoltà nell’individuazione di sistemi di mobility scoring affidabili che consentano di misurare attentamente i parametri che contraddistinguono modelli di organizzazione urbanistica come la “città in 15 minuti”. Tuttavia, le recenti innovazioni tecnologiche e lo sviluppo crescente di sistemi di IA competitivi, ci avvicinano notevolmente a questo traguardo. La piattaforma sviluppata da Deepki mette a disposizione strumenti di mobility scoring per valutare i servizi di un immobile e le modalità di trasporto locali per aiutare gli investitori e i gestori di patrimoni immobiliari nell’esaminare questi aspetti all’interno del proprio patrimonio.

Cosa valuta nel concreto il mobility scoring?

Attraverso questi sistemi di monitoraggio è possibile identificare in un raggio di circa un km tutte le opzioni di trasporto disponibili come autobus, metropolitane, tram, treni, stazioni di biciclette condivise e stazioni di ricarica elettrica. Quanto più ecologiche e convenienti sono le opzioni di trasporto che circondano un immobile, tanto più alto è il suo “punteggio di mobilità” e l’impatto sul suo valore.

Inoltre, l’utilizzo di questi sistemi consente di monitorare anche la distanza degli asset dai servizi essenziali, quali alimentari, strutture sanitarie e strutture educative. L’integrazione di parametri di mobility scoring potrebbe agevolare le aziende nell’adozione dei requisiti dell’articolo 8 dell’SFDR, che analizza l’impatto delle emissioni legate al trasporto e del contributo alle comunità locali. I gestori patrimoniali e gli investitori sono attori fondamentali per la transizione verso il net zero, ma finora sono stati frenati dalla difficoltà di misurare e analizzare le emissioni di un’organizzazione. Strumenti di valutazione della mobilità e della città in 15 minuti rappresentano dunque una svolta essenziale per un cambiamento positivo nelle nostre aree urbane.